Già…di solito. Un taxi lo centrò in pieno dopo 15 metri di corsa e solo per miracolo non gli fracassò tutte le ossa del corpo. Per fortuna “il falegname oscuro” non lo aveva inseguito oltre la soglia del cortiletto cosi che non lo raggiunse sulla strada per contribuire con un colpo di grazia a quella giornata di merda.
L’autista, un uomo con un basco in testa e ridicoli baffi impomatati lo apostrofò uscendo dall’auto come se fosse uno sbadato ragazzino e non un uomo investito e dolorante, sdraiato sull’asfalto rovente.

“Ma si può sapere che cazzo fai?” Ci mancava che gli tirasse un calcio nelle reni.

“Mi…porterebbe…in v-via Anselmi 39 per favore?”

“La tariffa è di 10 euro al chilometro e io faccio i giri lunghi”

“L-lei è uno stronzo lo sa?”

“Si e allora?”

Michele si alzò aiutato dall’autista e si mise nel divanetto posteriore. Il taxi odorava di Arbre Magique alla vaniglia, ed era tappezzato di santini e robaccia scaramantica. Era una vecchia Fiat 131 Mirafiori, la tipica macchina da taxi dei primi anni ’80. Poco dopo capì che la vaniglia era un tentativo di coprire il tanfo di metano e di stoffa marcia dell’auto. L’autista si accomodò al posto guida, premette un pulsante che spuntava dal tachimetro e partì.

“Scusi ma il tassametro?” fece Michele

“Il che?” rispose di rimando l’autista

“Il tassametro, sa, quella roba con i numeri che dice ai clienti onesti quanto devono pagare i tassisti disonesti”

“Non ce l’ho…e perché dovrei averlo?”

“Perché questo è un taxi e nei taxi ci vuole”

“Questo non è un taxi e io non sono un tassista”

“Come non è un tassista, ma se gli ho chiesto di portarmi in…” non riuscì a concludere la frase che subito fu interrotto

“Infatti la porto, per 10 euro al chilometro, ma questo non è un taxi e io non sono un tassista e ora la finisca se no la butto fuori”

“Un po’ caro come passaggio…visto che mi ha investito…”

“E’ lei che vuole essere portato in giro, se non voleva poteva starsene a terra. E poi io non l’ho investita, lei è uscito di corsa come un pazzo…”

“Sì…è una brutta storia…mi scusi la domanda…ma perché va in giro con una macchina che sembra un taxi?”

“Le rispondo quando scende se vuole…e in più non è reato andare in giro con una macchina gialla che assomiglia dannatamente ad un taxi”

“Sì vero…”

Michele restò in silenzio per qualche minuto e si mise a guardare il suo paese che scorreva sullo schermo-finestrino sporco dell’auto. Era orrendo, strano considerando la bella regione in cui si trovava. Sembrava aver preso un incrocio sbagliato sulla via dell’evoluzione con l’effetto di tramutarsi in un mostro grigio con 1000 anime infelici all’interno ed un cielo azzurro splendente sulla testa. Erano quasi arrivati e anche i dolori per la botta ricevuta si stavano affievolendo, si sentì davvero un miracolato.

“Me lo fa lo sconto?” disse scendendo dalla macchina e tirando fuori il portafogli. Quel viaggetto alla fine gli era costato 30 euro.

“Gliel’ho già fatto” rispose l’autista

“Non mi pare…” rispose amaro Michele “…mi dice allora perchè se ne va in giro con un taxi che non è un taxi?”

“Lo vuole davvero sapere?” chiese il tassista

“Bhe direi di si…ora sono curioso…” rispose Michele

“Come vuole…investo le persone apposta, gli faccio credere che è colpa loro e poi gli chiedo 20 euro a chilometro per portarli all’ospedale, o a casa o dove vogliono.”

“M-ma è orrendo…e poi…20 euro a chilometro?”

“Lo sconto gliel’ho fatto vede?” e partì sgommando.

Michele più che shockato era sconsolato. L’edificio in Via Anselmi che cercava era proprio alle sue spalle.