La prima a cosa che insegnano a chi fà l’equilibrista è che sbilanciarsi è un rischio. Sapete no, quella gente che se ne va in giro in monociclo su di una corda tirata a venti metri di altezza o che saltellano come pazzi appoggiati a fogli di carta spessi un millimetro.
Ma poi sarà vera sta cosa? Sbilanciarsi è un rischio? Alla fine si tratta di una scelta. E le scelte sono bivi, out-out, destra-sinistra. Non rischi, scelte. E la gente dice che le scelte ti toccano.
Fanno schifo, le scelte. Ti imboccano su deviazioni e strade che alla fine, se tiri i fili della tua vita, lo schema diventa più incasinato di una siepe in primavera. “Tieni la destra”, “Avvisa gli altri che svolti…”, “Metti la freccia…”, tutti devono capire quello che fai e i motivi delle scelte, li devi informare. Pure questo ti tocca.
E perchè? Schierato da soldato provetto, allineato, parallelo con le spalle ai muri su cui è costruito il mondo. Controllabile, incanalato, schematico insomma, la gente ti vuole di un solo colore perchè gli arcobaleni sono pericolosi e poco gestibili.

Però si dimenticano di una grossa verità. Che la comodità di stare in mezzo ad una strada, senza sensi di marcia, è evidente. Non hai quegli odiosi “fossi sorpresa” sul fianco, quei buchi con dentro tutte le schifezze di questo mondo. Non hai le frasche, sporche e bagnate, erba che è verde non per la clorofilla ma per gli ossidi che gli crescono sopra come se fossero vivi, come parassiti. Non c’è la spazzatura e il suo odore ripugnante, non hai cartelli stradali, divieti, obbligazioni, minacce luminose e catarifrangenti accecanti. Non ci sono i guard-rail tranciateste e porta-tetano e nemmeno autostoppisti killer.
Hai una linea bianca e tanto spazio. Allarghi le bracce e non toccano nulla di umido o sporco. Ruoti su te stesso e la magia rimane. E quella riga si, sempre dritta, lucida e rassicurante.

Ma si…alla fine quando arrivi in un bivio, in mezzo c’è qualcosa no? Un aiuola con dell’erba verde di solito. Incolta, caotica, libera. E allora al diavolo, io è li che voglio andare, su quell’aiuola in mezzo al bivio, con l’erba verde, l’alberello rachitico con due foglie in croce, piantato un miliardo di anni fa da uno scarafaggio. Chiederò di potermi costruire una casettina in legno e la chiamerò “la casa dell’arcobaleno” come offesa a questo mondo in cui ognuno ha il suo codice RAL stampato tra gli occhi. Io sto in mezzo perchè mi sono rotto le scatole.

E in mezzo alla strada ci rimango anche con il traffico, perchè quello è il vero rischio, rimanere incerto tutta la vita. Pericoloso? Chissenefrega.