Addormentarmi con le luci dell’alba che filtrano dalla finestra non è mai stato facile per me. Tornando a casa ho fatto un po’ di strada con gli amici e il resto da solo. Meno male che gli occhi che mi si chiudevano dal lato passeggero sono stati più vigili passati al lato guida. Nonostante fossi esausto non mi sono addormentato immediatamente. Il sollievo di un letto era talmente intenso da non permettermi di abbandonarmi al sonno. Se ho pensato a qualcosa era qualcosa di effimero, pensieri senza consistenza. Pensieri senza pensieri. Ricordo solo una tachicardia improvvisa che d’un tratto mi pulsava sul petto e sulle orecchie, forse il vino di molte ore prima, forse qualcosa di più romantico.
Poi ricordo rumori e discorsi, un ricordo talmente confuso che non so se li ho sognati o se sono accaduti veramente oltre la porta della mia camera. Con quelle voci in testa però alla fine mi sono tirato giù dal letto.
13.30.
Voglia di fare pranzo per nulla nonostante il cenone di fine anno sia stato piuttosto regolare. Voglia di fare pranzo no, ma la colazione con brioche alla crema e cappuccino è liturgia.
Mi vesto, mi rimetto la camicia che avevo buttato sulla sedia prima di andare a dormire, ma cambio tutto il resto che altrimenti sembrava dovessi andare a sposarmi.
Il paese è deserto, le strade sembrano uno scenario post-apocalittico. Non c’è un negozio aperto, un bar, una pizzeria, un buco di culo, nulla. Tutto chiuso. Pure le alternative.
Eh no cazzo, il primo dell’anno senza cornetto e cappuccino no.
Lì per lì penso di andare in un bar chiamato 24 ore perché sta sempre aperto, sperando che mantenesse fede alla promessa, poi invece decido di dirigermi verso mare che lungo la strada di bar ce ne erano molti.
Trovo un po’ di gente fuori da un bar in cui ogni tanto mi fermo a prendere il caffè quando vado al lavoro. Gente = aperto, penso.
Era pieno di vecchi, ma non proprio vecchi, gente di mezza età, lo è quasi sempre in effetti, è un bar di passaggio ma secondo me sono i fedelissimi a muovere il grosso.
Non so bene di preciso come sta la storia ma adesso quel posto dovrebbe essere in mano a tre ragazze. Una bionda, una rossa/castana, l’altra mai vista. Un tempo in quel bar ci lavorava un ragazzo con cui avevo fatto le superiori. Erano dei genitori ma lo gestiva lui oramai. L’ho scoperto per caso passandoci un giorno, giusto in tempo perché qualche settimana dopo perse la vita in un incidente d’auto.
Oggi c’era la bionda, una ragazza magra e parecchio carina, qualche volta c’è l’altra, ancora più gracile e ancora più carina. Non gliel’ho mai chiesto ma se non è una che le assomiglia parecchio una volta lavorammo insieme innuna fabbrica di scarpe, credo che mi abbia persino riconosciuto. Se ricordo bene si chiamava Emanuela.
Chiedo alla bionda se hanno brioche alla crema, ma mi dice di no. Il bar è affollato e quasi mi sento in colpa a farle perdere tempo. Me ne va a riempire una di Nutella nel retro. Anche il cappuccino non è dei migliori. Sono pignolo sul cappuccino, c’ho la classifica con la top tre dei bar che fanno buoni cappuccini dalle mie parti. Quando è chiuso scendo a scalare.
Ho scoperto proprio di recente un altro posto dove fanno una buona colazione, lo conoscevo da tempo in verità, è una cioccolateria affermata in cui andiamo qualche volta, ma colazione non ce l’avevo fatta mai, anche perché sta a 20km da me.
Nonostante le sbavature comunque l’operazione colazione era andata a buon fine. Con la cioccolata al posto della crema, col cappuccino con poca schiuma, con tanta gente strana intorno, ma era andata a buon fine.
Quel bar si chiama “Fortuna” e speriamo sia di buon auspicio per questo 2011 appena cominciato.