Al mondo esistono due tipi di donna.
Qualche settimana fa ne ho conosciuta una, in un bar, ma non è come pensate voi. Al bar, io, non c’ero mica andato a prendere una birra o a fare l’aperitivo. Al bar io c’ero andato per aggiustare un cabinato. Ve li ricordate i cabinati? Erano quegli aggeggi scuri con dentro un monitor e tanti pulsanti sul davanti che andavano di moda una ventina di anni fa. Andavano di moda quando io ero piccolo, e io per giocarci ci mettevo 200 lire, i vostri figli ci mettono un euro. Se i cabinati stessero nel paniere ISTAT l’inflazione tenderebbe all’infinito.
Dicevo che ero lì per riparare un cabinato, c’era questa ragazza, giocava a Bubble Bobble. Ci aveva messo un euro, quando ci giocavo io ci mettevo 200 lire, e inserivo anche i cheat a quelli più grandi di me, e allora mi sentivo uno molto importante, uno che era piccolo ma sapeva fare le cose dei grandi, anche se non sapevo a cosa servivano. C’erano due codici da fare sullo schermo del titolo di Bubble Bobble, io li conoscevo tutti e due ma non sapevo quello che facevano, così quando me ne chiedevano uno, io dovevo metterli tutti e due. Però loro erano contenti lo stesso e io mi sentivo uno importante che faceva le cose da grandi, anche se per giocare dovevo salire sulla sgabello.

Comunque c’era questa ragazza, era al sesto livello, aveva già la caramella che faceva sparare le bolle veloci. Quelli del bar mi avevano detto che non funzionavano i comandi del secondo giocatore. Allora le chiedo se posso giocare insieme a lei, metto un euro (33 periodico centesimi a vita), e premo start. Effettivamente i comandi non funzionano, posso muovere il draghetto ma non posso né  sparare bolle né saltare. Aspetto 2 minuti, il tempo che ci mette la ragazza a morire, apro il cabinato, e senza sapere quello che faccio stacco e attacco un paio di connettori. Richiudo non prima di aver aggiunto una decina di crediti, così, che tanto io non li pago. Adesso funziona tutto, praticamente le pulisco ogni livello, poi mi rompo i coglioni e mi suicido. Metto le iniziali del nome: “PAU.”

“Ti chiami come quello dei Negrita?” mi fa lei.
“No, ma forse anche lui aveva problemi a scrivere il nome quando batteva i record” le faccio io.
Lei ride e mi rifà: “Posso usare io crediti?” che un tempo dieci crediti erano duemila lire, ma adesso sono dieci euro.
“Ma certo, basta che non lo dici al barista, che è uno stronzo ed è capace di farmeli pagare.”
“Ok grazie, ti posso offrire almeno una birra?” mi chiede con un sorriso incoraggiante. Incoraggiante per me, mica per lei.
Poi ogni tanto succede che da una birra si va avanti fino a che non ci si ritrova in un letto. Non conosco bene le probabilità visto che tendo a scordarmi delle birre che rimangono birre e a ricordarmi delle birre che diventano letti. Ma se ci penso, senza mentirmi, credo che quelle probabilità siano parecchio, parecchio basse. Comunque questa birra passando per tante altre cose alla fine s’è trasformata in letto.
Stanotte infatti lei ha dormito da me, ha dormito con me, anzi non è che abbiamo proprio dormito, ma questo non credo di dovervelo dire.

Stamattina mi sono svegliato quando lei si è rinfilata nel letto, e a me la pizza della sera prima m’è rimasta ancora sullo stomaco. Vado in bagno, mi libero, di quelle liberazioni che ti lasciano soddisfatto. Porto la mano verso il rotolo di carta igienica. È nuovo, ce lo deve aver messo lei.
Srotolo il lembo. Lo strappo sta dalla parte della parete.
Al mondo esistono due tipi di donna, e io ho trovato di nuovo quella del tipo sbagliato.