Mirco si era rimesso in macchina dopo la visita all’ospedale. Gli avevano fatto una puntura sulla chiappa, un ago piccolissimo in mezzo a tutto quel grasso e a quei muscoli, eppure gli faceva male. Era passata un’ora e oltre da quando gli avevano bucato il culo, e ancora gli faceva male.
Nel frattempo si era fatto anche un’ecografia all’addome. Gliel’aveva fatta una dottoressa che avrà avuto la sua età, forse meno, 28 anni massimo. Mirco si sentiva inutile col suo lavoro presso un call-center di aspirapolvere, un lavoro part-time, un part-time a progetto, mentre lei era dottoressa.
Pensò che i luoghi comuni sono comuni perché sono veri, specie quelli sulle dottoresse. Certo, non era vestita con la gonna corta e la giarrettiera come la Fenech, né tantomeno aveva il fisico della Fenech, ma era bella. E dottoressa.
Mirco si tirò su la maglia, lei aveva cosparso di gel la macchinetta dell’eco, dopo un po’ che scorreva in su e in giù per la pancia di Mirco lui le domandò se era maschio o femmina, lei rise. Ci stava provando pure con la dottoressa, e non aveva capito che lei ci sarebbe pure stata, aveva ancora la testa su un altro paio di occhi.
Quando terminò l’esame, lei gli disse che non c’era niente, lui le rispose che non era mai stato così contento che una donna gli dicesse che non c’era niente.
Poi era rimontato in macchina, aveva gli occhi socchiusi per il sole delle undici sopra l’orizzonte, ma quello che gli dava più fastidio era ancora il dolore alla chiappa. Ogni tanto tirava il muscolo e sfregava la natica sul sedile come un babbuino in calore. Pensò a Caterina, e come fece a collegare un dolore al culo a Caterina è una cosa che non so spiegarvi neanche io che ve lo sto scrivendo. Pensò al dolore di una cosa piccolissima che pure era così persistente. Pensò di scriverle una lettera che faceva più o meno così.

“Cara Caterina,
oggi mi hanno fatto un’iniezione e ho scoperto come una cosa così sottile come un ago, quasi invisibile all’occhio, possa fare tanto male. Ho pensato a te a alla nostra storia, e al dolore che non se ne vuole andare. Volevo anche dirti che tra tutti le firme indelebili che sono state scritte sul mio cuore, quella scritta col pennarello più grande è la tua. Rimarrà per sempre lì, ma ho deciso che farò finta di non vederla, proprio come faccio finta di non sentire il dolore alla mia chiappa.

Addio
Mirco”

Mirco era tutto contento per la lettera che aveva, neanche scritto, solo pensato, era lunga appena due righe ma lui di lavoro faceva il centralinista in un centro di assistenza per aspirapolvere, part-time, col CO.CO.CO., mica lo scrittore, e nemmeno il dottore. Si sentiva leggero, finalmente aveva deciso di liberarsi di lei, e lei avrebbe smesso di fargli male. Aveva parcheggiato e sarebbe andato a scrivere la sua lettera a penna, per spedirgliela. Era finalmente libero. Ma quando scese dalla macchina, insospettabilmente, si accorse che il culo gli faceva ancora male.