La strada che percorro non è delle migliori. Non per il manto, nè per la posizione, ma per i palazzi che la circondano, brutti, vecchi, fatiscenti, con gente poco raccomandabile che ci gira attorno e che ci vive dentro. Litigano, urlano di fronte a bar dal look anni ’70 e negozi chiusi da tempo. Lanciano bottiglie davanti ad un edicola che non ho mai visto aperta in tutta la mia vita, con alberi tristi che osservano tutto. Immobili.
L’insegna del “Cinema Nuovo” brilla di un rosa acceso, incastonata in quell’enorme muro di cemento e quasi rischiara la tristezza che lo circonda.

Incassato, stretto tra quei palazzoni, una parete di cemento con un foro rettangolare, e due bacheche di vetro con le locandine del film del giorno. Di solito i film che nessun altro proietta. Il “Nuovo” era sempre schiacciato dall’imponenza del “Vela”, dalla centralità del “Politeama” e dell'”Impero”, dal fascino antico del “Vittoria”, dall’ampio parcheggio dell'”Arca”. Era il cinema dal look soft-porn, che non avevi mai visto dentro, che non ti piaceva. L’ingresso dimesso, le piante simil-plastica gialle, quell’aria da ospedale abbandonato. Destinato a sparire nella mente di un giovane. Era il cinema brutto, quello dei filmacci della domenica pomeriggio o da notte tarda.
Poi i tempi cambiano, la città cambia. Cinema che diventano dei bingo, l'”Impero” che diventa un gigante con sale quanti sono i pianeti del sistema solare, altri che chiudono, tristi e poveri, dimenticati da tutti. E sei costretto a sale giganti e anonime, a prenotazioni online, a bambini schiamazzanti, a occhiali 3d, ad aperitivi, cena, feste in maschera, musica, tutte dentro al cinema. Ti abitui a quelle poltrone blu e immacolate, pulite, alle luci lungo le scale, ai trailer eliminati per minuti e minuti di pubblicità, con il cuore che ti si stringe dalla tristezza.

“Dove sono i trailer?”
urli dentro di te, vorresti urlarlo anche al proprietario ma sai che non servirà a nulla.Non esiste ‘il proprietario’, ne esistono tanti e che vogliono solo una cosa, fare soldi. Ora quei minuti si vendono, costano, e anche se paghi, te li devi vedere mentre un tempo, il vero cinema, tirava a campare. E succede che vai al cinema e le emozioni del film rimangono, ma il resto…il resto è sparito. Il cinema moderno, offre tutto, ma è un tutto insignificante, vuoto, senza emozioni.

Ma in tutto questo cambiamento enorme, questa concentrazione incredibile di servizi, il Cinema Nuovo rimane li, con quel suo neon rosa, a dispetto della crisi, dei tempi che corrono, del grigio e la sporcizia che gli si accumula attorno, a dispetto di tutti i cinema migliori di lui, scomparsi nel nulla di una città senz’anima. E succede che un giorno tu varchi quella soglia, e senti il profumo dei popcorn, che provengono da un carrellino rosso, con un distributore di snack subito dietro. Il marmo consunto dei pavimenti, i nastri per dividere entrata ed uscita, la cassa, imbucata in un angolo buio e stretto.

La ragazza all’entrata, alla cassa, a volte c’è ma altre chiacchera con qualcuno, non c’è fretta. Il biglietto costa sei euro e cinquanta, gliene dò dieci.

“Hai cinquanta centesimi? No? Fa nulla…”

La volta dopo gliene dò sei e cinquanta esatti.

“Hai dieci euro interi? No? Ti avrei dato un po’ di resto…”.

Ragazza strana ma simpatica. Compri il biglietto e il posto te lo scegli te, “Chi prima arriva meglio alloggia!”. Niente internet, niente carta di credito, nessun posto centrale in 5° fila assicurato mesi prima. E c’è ancora la loggia superiore che ormai è sparita nei cinema moderni, per una concezione ‘arenistica’ degli spazi.
All’entrata c’è il custode del cinema. Ti guarda in cagnesco. Gli sorridi ma ti guarda in cagnesco, gli parli e ti guarda in cagnesco. Lo guardi in cagnesco e di rimando ti dice “Perchè mi guarda in cagnesco?”. Un uomo stanco, vecchio e grasso, senza nessuna simpatia per la gente, molto diverso dai giovani belli e aitanti che ti accolgono con un sorriso irritante all’Impero, o MIV, come lo chiamano tutti. E’ vestito con un completo grigio più grande di lui, un maglione rosso e una camicia bianca. Io già lo adoro.

“E’ bello il film?” gli chiedo

Tutto ad un tratto il suo volto si rischiara

“Oh si, è molto bello, interpretazioni eccezionali…” parla come un fiume in piena

Se parli di cinema il suo volto cambia, lui guarda in cagnesco la vita, la realtà fuori, perchè vede questi intrusi grigi che inondano il suo mondo quando lo vorrebbe tutto per se. Come dargli torto? Lo saluto ed entro nella sala, mancano 3 minuti all’inizio. Qua si è ancora nel cinema teatro, e il palco è bello grande, alto e lo schermo lontano. Ci sono i tendoni neri, in due file, circondati da pacchiani fregi di plastica ormai rovinati, con decorazioni che non hanno nessun senso stilistico. E c’è una scaletta di legno per salire sul palco, e le luci ambra sono fioche e illuminano poco. Tutto in penombra, come dev’essere in un vero tempio del film. Nessuna lampada alogena da 2000W dalla potenza del Sole. Le poltrone sono rosse e di velluto, comode ma non troppo, e il pavimento, in listelli di legno, è scivoloso. La gente si accomoda e attende, chiaccherando, poi le luci, lentamente si spengono e sullo schermo, ecco i trailer, uno dopo l’altro. Nessuno spot, nessuna pubblicità e io mi commuovo da tutto questo riscoprire la vecchia atmosfera del cinema di una volta..

Il vecchio cinema era morto per fare spazio al nuovo cinema. Il “Cinema Nuovo” invece è rimasto vecchio. Ecco perchè lo amo.