Era una notte di un paio di mesi fa, il giorno non me lo ricordo. Tornato da una serata con un amico, morale sotto i tacchi nonostante del bel tempo trascorso assieme e condizioni meteo perfette. Ricordo che scrissi questa lettera vicino alla finestra del balcone, di notte, con la mia fida e piccola lampada da tavolo nera. Non so perchè non accesi le luci della sala. Scritta a mano, con la mia grafia quasi antica, fitta, due pagine.

L’ho appena riletta tutta d’un fiato, senza pause e non ho dubbi che sia la lettera d’amore più bella di sempre. Avete presente la netta sensazione che le parole non bastino, che quello che volete davvero esprimere sia nella mente e vorreste “lanciare” quell’emozione, quel pensiero nel cuore dell’altro per farle capire tutto in un solo istante? La sensazione di sforzarsi e non riuscire a parlare e la disperazione che ne consegue? L’impotenza di non poter infondere di sangue e lacrime ogni parola che dite, ogni frase che scrivete? Con questa lettera non è cosi. Non potrei aggiungere nulla per migliorarla ne togliere qualche frase. Anche gli errori, con le correzioni a mano lasciate in vista, perchè è scritta di getto, dal cuore, fanno parte della sua poesia.

In queste due pagine non ci sono smancerie da innamorati persi, frasi pietose che ho scritto in altri ambiti, ne richieste di perdono, genuflessi come di fronte ad un criminale che ti punta una pistola in testa ma è solo una storia. Un racconto di cosa provavo, di cosa ho fatto, la descrizione dei miei sogni dettagliati, le cose in cui credevo, quello che sentivo, le cose che non riuscivo a dire o fare per paura, i miei limiti, quello che avrei potuto essere o dare, quello che non sarei mai stato per non perdere tutto quello che ero e che forse sono ancora. Le incertezze, le lacrime, gli errori, le gioie, le paranoie, le crisi, le speranze, tutto quanto ripiegato quattro volte e messo dentro una scatoletta rossa, ricapitata in mano quasi per caso, mai consegnata, mai fatta a leggere a nessuno.

Però non importa più, l’ho appena strappata in mille pezzi, perchè non serve più a nulla, perchè è più tagliente di una lama, più pesante di un macigno, è una foto sbiadita che invece di svanire riacquista colore, mostra nuovi dettagli e ricordi. Perfetta ed essenziale come mai potrò scrivere di nuovo perchè anch’io sono cambiato in tante cose, sporcandomi, diventando una persona peggiore mentre chi scriveva era solo un disperato d’amore che credeva che tutto quanto forse, si sarebbe sistemato.
Ricordo che quella notte faticai a dormire, sveglio per decidere se spedirla o attendere, attendere e attendere ancora, un segno, un miracolo, la traccia di quello che credevo un fuoco, un nuovo passo per tornare ad essere felice.

Ma non c’è nulla. Nulla da aspettare ne da scrivere. Nulla in cui credere ormai. Nessun foglio di due pagine pieno da rileggere.

Ormai i fogli sono solo vuoti.