Vi è mai capitato di sorprendervi di quello che avete intorno? A me è successo di nuovo stasera, in macchina, mentre andavo verso la superstrada. Mi è successo guardando oltre il campanile della chiesa nuova, da dove ho visto le luci del paese aggrappato alla collina all’orizzonte. Mi ha colpito la solidità dei mattoni, la pendenza perfetta del tetto e il cumulo di luci dei lampioni disposti intorno al paesello in maniera a volte regolare e a volte caotica. La chiesa è costruita precisa uguale ad un centro commerciale, si riesce a distinguerla solo per la croce. Fino al secolo scorso la religione almeno ci lasciava un enorme patrimonio artistico, adesso nemmeno più quello. Oltre la croce comunque, ho avuto la sensazione che tutto quello che mi circondava avesse un senso. Un senso che non riesco a trovare ma che c’è. E sono felice così.
Tante volte sono le cose più elementari a riportarti alla ragione. Le pietre, la sabbia, l’acqua, quel senso di eternità e di essenzialità che hanno. Il resto è solo niente, come il lavoro che faccio. Otto ore al giorno di design per pubblicizzare prodotti superflui su un canale che non esiste. A fine giornata non ho prodotto nulla di vero mentre il carpentiere che ho incontrato al bar avrà tirato su una colonna, gli operai dell’anas asfaltato una strada, e il contadino arato un campo finalmente pronto ad essere seminato. Dopo una guerra termonucleare il mio lavoro, ammesso che continui ad esistere, diventerebbe totalmente inutile. Le colonne, le strade e i campi invece no, quelli sono essenziali. Non c’è niente di più reale del cibo che mettiamo in bocca, dei pesi che carichiamo sulle spalle, e di quello che tocchiamo con mano, perché va bene elevarsi ascoltando Beethoven, leggendo Dante e guardano Kubrick, ma alla fine non siamo fatti che di carne e di acqua, e non dobbiamo che mangiare e dormire.
Ed è per questo che vado a cena, come tante altre volte. Perché mi piace, perché nonostante tutto devo ancora mangiare. Il giorno che avremo la possibilità di smettere di fare queste cose perderemo del tutto il contatto con la realtà. Ma adesso sono in macchina, e mi sembra che tutto abbia un senso, perfino io, anche se non lo capisco. E sono felice così.