Di nuovo al terminal 2 di Malpensa, ormai è quasi un’abitudine, come se fossi una hostess. Niente sole, sono le 8 ma sembrano le 16 di un pomeriggio d’autunno. Non so perché, ma stamattina mi sono svegliato con un’immagine in testa parecchio curiosa: un bar fumoso e caldo, sò di essere a Marrakesh. Indosso una maglietta nera e bevo un liquore mentre leggo concentrato un piccolo libro scritto in arabo, per nulla disturbato dal sole che inonda di luce le pagine e dal caos di voci e volti che mi circondano. Sarà voglia di evadere? Di fuggire via? Non basta prendere un aereo quattro volte al mese se sai sempre cosa troverai una volta tornato. Desidero il classico biglietto di sola andata, con giusto due euro in tasca, un ipod con la colonna sonora della vita, e spirito di sopravvivenza. Lo dico perchè ho pensato alla mia vita recentemente, ne ho parlato molto, ho chiesto consigli e pareri. Ho tutto; amici che mi amano, una famiglia grandiosa, un lavoro divertente e che mi fa guadagnare bene. Non ho una donna è vero, ma non è il momento, non adesso e forse non è nemmeno quello di cui ho bisogno. Sono seduto sul sedile dell’aereo, cinture allacciate, con lo sguardo fisso sulla scritta EXIT sulla plafoniera. Anche dentro l’aereo sei ingabbiato, rinchiuso senza via di scampo nonostante l’uscita sia ben segnalata. Come si ‘scappa’ quindi? Serve fare quello che vuoi davvero, non basta sopravvivere e basarsi su quello che la società etichetta come conveniente, sicuro, importante. Questa è la mia conclusione. Quindi chiudo gli occhi e penso ai miei desideri, le immagini che mi vengono in mente quando da solo, ascolto il mio cuore. Cosa voglio?

Voglio fare kitesurf per ore e crollare stremato su una spiaggia deserta, desidero un sorriso al mio fianco la mattina che sia solo per me, vorrei vagare di notte per una città sconosciuta, conoscere un nuovo amico e scoprire di potermi fidare ciecamente. Voglio svegliarmi la mattina senza esser triste al pensiero che qualcuno ti odia, voglio chiedere indicazioni in una lingua straniera, fare foto ad un vecchio a cavallo, riscoprire un film, sentire la nostalgia per le piccole cose ma anche la voglia di una nuova avventura. Rischiare, soffrire, vincere, imparare, studiare le costellazioni, fare il bagno in una fontana, sentirmi grande, così che i rimpianti e gli errori non contino nulla, essere un eroe, sapere che il tuo momento della giornata più noioso è importante per qualcuno, osservare il tramonto in un deserto, aiutare una persona che nemmeno conosco, prendere una birra in un bar deserto e chiaccherare con il barista della vita, fare autostop in una strada che porta ad Ovest, aggiustare il motore di una macchina d’epoca, giocare a calcio in una spiaggia con sconosciuti, telefonare per chiedere scusa, sentirmi parte di qualcosa e non un ingranaggio inutile.

Ma cosa serve per ‘uscire’? Ci penso da giorni, mesi ormai.

Serve solo coraggio e voglia di mettersi in gioco ed io sono quasi deciso. Mollare tutto, rischiare le fiches che mi rimangono sul 17 nero, sfidando la sorte, avventato e squilibrato come sono, perché è la mia natura. Stanco dello stesso campo da basket per anni, dei soldi da guadagnare e da spendere, di cercare qualcuno che ti accetti per come sei, di ricominciare ogni volta a ricostruire i mattoni della propria autostima. Stanco di quelle piccole certezze e sicurezze che ti rilassano e ti rassicurano, non le voglio. Voglio la lotta, il lavoro incerto, i soldi che non bastano mai, i tramonti sconosciuti, i sapori mai provati prima. Voglio una nuova scommessa da vincere, un biglietto di sola andata. E se capiterà un giorno, di fermarmi davanti ad un mare in tempesta, in un paese sconosciuto del mondo, senza soldi ma con la sensazione di essere finalmente arrivato a casa , potrei anche rimanere lì e fermarmi, aspettando di morire felice.

Che dite…ci provo?

exit