Sono le 4:25 e sono di nuovo in piedi, è la terza volta stanotte. Decido di accendere il pc per scrivere e chiedermi insieme a voi che probabilmente dormite, come mai io non ci riesco. Nella casa nessun rumore, solo qualche macchina dall’esterno, una cosa che trovo sempre strana, quasi improbabile; vetture che scorrazzano in piena notte dirette chissà dove, chissà perchè e chissà con quali persone a bordo poi. La ragione è che ogni vita è diversa dall’altra, una cosa evidente anche solo passeggiando in centro in un pomeriggio domenicale.

Tornando a me, ieri notte ero davvero stanco, ed ho promesso di fare giornata piena a lavoro oggi, c’è tanta roba da fare quindi, ero convinto che una buona dose di sonno mi avrebbe fatto bene per una volta. Non andrà cosi. Sono entrato nel letto, intorno all’una di notte, nel caldo della stanza e immerso nell’oscurità totale. Dopo qualche minuto passato a ricostruire la giornata, piacevole e con qualche buona sorpresa positiva ho chiuso gli occhi ma subito, nel buio, un puntino luminoso. Non una luce reale ma presente solo nella mia testa. Provo ad addormentarmi ma quel puntino è sempre li, come la luce di una bicicletta in una strada oscura, in lontananza. Come quel “faro” rosso in alto, in fondo alla navata principale del Duomo, che prosciuga le tue attenzioni, che ti distrae e ti ipnotizza. Cerco di convincermi che non esiste, creo immagini che lo circondano ma non fanno presa, si dissolvono in quel nero fitto mentre quella luce rimane lì, scintillante come la stella polare.

Mi alzo per la prima volta, vado in cucina e poi in bagno. Metto anche la testa fuori, all’aria fredda della notte e ci riprovo, di nuovo a letto. Sono stanco e lo sento, chiudo gli occhi ma quella luce rimane lì, ancora una volta.
Come uno stupido tento di afferrarla con le mani, che gesticolano nel vuoto. ‘Cosa potrà essere?‘ mi chiedo.

Un’idea geniale che devo scoprire? Oppure l’ultimo angolo puro e innocente del cuore o ancora, è forse l’ultima fiamma rimasta di un amore perso?
Mi alzo nuovamente, questa volta cammino per il corridoio dell’entrata, avanti ed indietro, ossessivamente, ora quando chiudo gli occhi non la vedo, ma sono sveglio e appena sento che mi sto addormentando, in piedi, la perdita di equilibrio mi fa risvegliare, e sono le 3:30 ormai. Mi sdraio nuovamente, esasperato. Cambio posizione mille volte, ma ad ogni movimento sono sempre più scomodo, lo spazio sempre più ridotto, i muscoli fanno sempre più male.

Decido di fissare intensamente quella luce.

Non ha un alone, o un bagliore, è un cerchio luminoso perfetto, piccolissimo e intenso, come un foro in una pesante tela nera, l’unico accesso al sole che sta all’esterno. E se fosse la mia via di fuga? La famosa uscita dal tunnel delle sofferenze, delle preoccupazioni, delle cose che non vanno?
Se fosse cosi sarebbe davvero lontanissima, mi tocca un tunnel dannatamente lungo e oscuro. Eppure finalmente sono sereno.

Eppure la mattina non mi sveglio più con la pesantezza di una nuova giornata da vivere.

Eppure i problemi che avevo li ho risolti, uno ad uno, cosi come le ansie e le preoccupazioni.

Forse lo credevo solamente.

Forse dovrei scavare più a fondo.

O forse, si tratta solo di un brutto sogno.