Mi piace la moquette solitamente. Di solito mi piace si. Quando è bella morbida, alta due dita, elegante e raffinata mi piace, si. Non la preferirei mai ad un buon pavimento in ceramica o parquet ma solitamente mi piace, si.

Questa non mi piace invece, sembra un enorme tappeto persiano neo futurista, dove tutti i ricami e i motivi floreali sono diventati dei quadrati blu con dentro dei quadrati gialli, con lo sfondo color porpora e orrende scritte “Admiral” giallo-verdi-pisciodicammello. Salutiamo la simpatica e sorridente receptionista (ma che bella parola che ho scritto), gli rubiamo una trentina di penne rosse e gli dimostriamo utilizzando validi documenti d’identità che abbiamo tutto il diritto di stare lì.

L’ingresso è pieno di slottomacchine, la gente meccanicamente inserisce monete e spera che gli vengano cordialmente restituite altre monete, di solito in quantità maggiore di quella inserita. Ma non è una roba naturale, perchè in natura se pianto qualcosa ci vogliono mesi perchè il terreno mi restituisca dei frutti, non può succedere tutto in pochi secondi. Innaturale. Ed infatti perdono.

Questi ometti e donnette, con i loro bicchieroni di monete non lo capiscono, hanno l’aria “insoddisfattannoiata”. Bicchieroni che assomigliano terribilmente ai cestini dei popcorn solo che sono senza linee rosse e grafiche accattivanti. Delle slottomacchine a popcorn che ti restituiscono pizzette, altri popcorn ma caldi e con il burro fuso e crostini con patè d’olive sarebbero fighe, magari in un parco giochi per bambini, per addestrarli a spendere nelle slottomacchine a soldi quando riceveranno il loro primo misero stipendio.

Lasciamo il tappeto futuristico del primo piano per scendere nell’arena, ora il colore è solo porpora-vinaccia. Forse un tempo era rosso-sangue ma non mi importa. Il colpo d’occhio è simile a quello di un Luna Park al chiuso, mille luci, calcinculo (se non hai più soldi), autoscontri (se sei ubriaco). Solita gente annoiata, donne sedute in poltroncine ed angoli bui che aspettano i loro mariti ubriachi e disperati, la maggior parte cinesi. Si, il novantapercento della gente che viene da Jack è cinese. Perchè hanno i soldi e noi no, perchè sono brutti e noi no, perchè non sanno fare altro mentre noi si. Fatto sta che qua dentro, i cinesi che di solito sembrano tutti uguali, sono tutti diversi. C’è quello ciccione pelato incazzato che sputa, c’è quello che sembra uno scaricatore di porto muscoloso, il bambino di tre anni, il ragazzino delle medie, il vecchio saggio, il mafioso, Jackie Chan e ovviamente, i cinesi donna annoiati. Un gruppo di quattro ragazze non-cinesi al tavolino del bar ci osserva perchè fanno due conti e vedono che anche noi siamo in quattro, non siamo cinesi e siamo dei fighi ma a noi interessa solo il pianerottolo del 21 o Asso-figura e il famigerato mischiacarte “One2six” che rende la vita dei novelli Rain Man un fottuto inferno. Cambiamo i nostri duecento euro in valuta elvetica, i franchi, uno degli altri 12 milioni di motivi per cui non sopporto la svizzera e chi ci abita.

“Odio le conversioni che da numeri interi, rotondi e precisi mi restituiscono roba con dei numeri dopo la virgola. Odio i numeri dopo la virgola, adattatevi elevetici, sempre detto io che al vostro posto ci metterei un lago, anche radioattivo se potessi!”

Con occhiate di sdegno simili a quelle che il direttore della ‘Federal reserve americana’ mi rivolgerebbe dopo un’occhiata al mio estratto conto, la non-gentile cassiera ci restituisce una manciata di ‘fish’ (si legge pesce, si scrive fiche\fiches credo), tutte rotonde perchè se ti giochi quelle quadrate significa che sei ricco davvero o per finta (quindi pazzo) mentre noi siamo dei poveracci. Attorno, fanta-schermi ci informano che qualcuno ha sconfitto Jack visto che il numerello digitale del suo portafoglio sta scendendo. Però nessuno esulta, solo gente triste che parla con gente triste. Ho di fianco uno che sembra croato, vecchio, di 50 anni, panza avvolta in una tovaglia con bottoni da camicia, iphone cinese in mano, circondato da ragazzini cinesi con altri iphone in mano ma quelli originali perchè hanno i soldi e il patriottismo materialista non fa per loro. Il croato sta parlando con la moglie o con l’amante, o con una che comunque finge di starlo ad ascoltare. Sono tutti e due chiaramente insoddisfatti ma al contempo, chiaramente soddisfatti di essere insoddisfatti. “Maso- chi\tri – sti” giocatori di azzardo.

Arriviamo sul pianerottolo dell’assofigura, il re “One2six” sta già facendo strage di cinesi, serbo-americani e italianinonpiùtantoricchi. Il primo tavolo è pieno, il secondo tavolo quasi ma due giovani sprovveduti elvetici vengono subito eliminati dal gioco da una serie di sballati ridicoli e tre-quattro 20 e 21 del banco e lasciano il posto libero. Insomma, non c’è nulla di buono nell’aria, il croupier in più pare pure uno stronzo mentre tu te li immagini sempre come i barman dei film che ti sorridono, ti danno informazioni sulla bionda seduta in fondo al locale e ti ascoltano quando affoghi nell’alcool le tue pene d’amore. Dane con fare autoritario, sposta la sedia per sedersi e subito, una biondona alta due metri, vestito da sera da discount più adatto al matrimonio di William&Kate che a questo postaccio, si mette seduta al suo posto, senza chiedere permessi. Nemmeno un “Grazie monsieur…”.

Si sa, il mio amico Dane è un galantuomo, prima le signore, “prego si accomodi signorina”, baciamano, abbraccio caloroso, mazzo di rose…

No.

Dane è incazzato come una iena, andiamo all’estremo del tavolo mentre continua a maledire la fortuna della biondona stronza. Tempo 15 minuti e siamo praticamente già fuori, cambia il croupier, ne arriva uno simpatico stile barman ma il terribile “One2six” miete vittime con una serie spaventosa di 19-20-21-BJ per cui se ti va bene riesci giusto a pareggiare. Un sosia di Javier Barden dopo un incidente in moto contro un automitragliatrice a cingoli Renault FT-17, perde all’incirca il PIL del Congo in meno di 5 mani, la stronzona invece sorride come un angelo perchè le maledizioni di Dane sono state rimbalzate con un silenzioso “specchio riflesso” che in queste situazioni funziona sempre. Il nostro fondo Asso-figura scema, stiamo aggrappati al game per puro miracolo, con un paio di doppio-figure miracolose ma non c’è nulla da fare, molliamo il colpo come una squadra di amatori contro il Real Madrid.

Ci alziamo, sconfitti dallo psycho-croupier tecnologico-mischia carte, urliamo un “Ci vediamo” carico di risentimento e voglia di vendetta, ci rispondono “Che Guevara!” ma nessuno capisce il perchè. Dannati comunisti cinesi.

Ci buttiamo subito sulla rotella della fortuna con tavolo verde. Solito intruglio di nazionalità dubbie, solito cinese vestito malissimo ciccionissimo che spande il suo dominio piazzando rotelle di denaro coprendo ogni numero manco fossero 18 cartelle della tombola contemporanee la sera di natale, quando si giocava con le lenticchie e gli zii della calabria. Noi, poveracci con una ventina di ‘fish’ gialle, tentiamo la fortuna con numeri simpatici, cavalli e qualche altra meraviglia azzardofila ma è evidente che non è serata. Il cinese vince migliaia di franchi svizzeri, gli danno targhette quadrate, tenta di vincere persino rubando le ‘fish’ ad un poveraccio italiano capitato li per caso con l’obolo dell’oracolo e serve il fotofinish televisivo con giudice per capire quanto schifoso possa essere un avido giocatore di azzardo cinese. Chiedo se posso puntare i 3 carrarmatini del Risiko che ho lasciato nella Jacuzia, che tanto li non mi servono perchè sono circondato da blu e al prossimo turno mi spazzano via ma rifiutano. Peccato, se avessi vinto avrei solo chiesto altri carrarmati per difendermi dall’attacco dagli Urali.

Passano alcuni minuti (pochi) e noi poveracci, stanchi ed esasperati da questo mondo corrotto, dall’alto della nostra superiorità morale, integrità spirituale, filosofia zen o semplicemente, stufi dell’incredibile sfiga, puntiamo tutto quanto ci rimane sul tavolo. L’ultimo pesce ce l’ho in mano io, voglio metterlo sul “4” ma è cosi lontano e non ho voglia di allungarmi ne di chiedere di posizionarlo per me, e io sono in un cavolo di angolo alle spalle del capobanco e non ci arrivo da solo.

La metto sul “33”, seguendo il cinese fortunato-viscido.

Esce il “4”.

Me lo merito.