Guadagnare 4000 euro al mese senza fare nulla, standosene a casa o andando in giro a divertirsi…
Secondo voi c’è un metodo? Io non lo so, ma se ci fosse lo direste anche a me? Perchè mica mi dispiacerebbe. Sto correndo e al momento ci sto pensando ma non ho idee particolarmente brillanti nella testa.

Questa è un’altra delle mille domande che mi vengono in mente in questa mattinata estremamente attiva, troppo attiva. Talmente attiva che alle 6:40 sono dovuto uscire a farmi una corsa ma la faccenda invece di migliorare è solo peggiorata e la notte non è stata migliore. Mi sono risvegliato tre-quattro volte da tre-quattro sogni uno peggio dell’altro. In mezzo a quei oniro-deliri mi è finalmente arrivato un nome tanto agognato dal mio servizio di spionaggio tramite messaggio cellulofonico, una buonanotte, e due-tre conversazioni tecnico-tennistiche, tutti accompagnati dalle scosse Richter 7 del mio stupidphone con vibrazione.

Ma è stato il primo sogno a turbarmi.

Stavo ad Atlantide, un posto più bello di quanto immaginassi e che si raggiungeva da un passaggio mezzo sommerso del sud italia e che sbucava su questo isolotto circondato da spiagge e scalinate centrali e laterali con 3 enormi edifici neoclassici scavati nella roccia. Uno era una chiesa con dentro un letto largo 15 metri, non chiedetemi ‘a chi’ o ‘a cosa’ servisse, fatto sta che un vecchietto vestito da santone mi faceva da cicerone. O forse era proprio Cicerone. Poi la storia diventava una spystory in cui mi sparivano macchine fotografiche, ero invitato ad un matrimonio di comodo come testimone e cercavano di farmi fuori ma lasciamo perdere. Gli altri due sogni credevo fossero storie geniali e ad ogni risveglio scrivevo sul taccuino vagando per casa. Poi la mattina rileggendo tutto ho capito quanto fossero orrende. Anche questa è la prassi.

Mentre corro, le domande vengono snocciolate come un rosario in un monastero di suore. Mi interrogo su un messaggio arrivato alle 2 di notte: “Ci vediamo in piazza mercato alle 12:30”. Devo andare al concerto dei System of a down a Milano stasera alle 22:00, (a proposito, c’è un biglietto che avanza per chi fosse interessato) e mi chiedo perchè devo incontrarmi con gli altri ‘sette ore e trenta‘ prima.
L’hanno spostato a Roma? Dobbiamo parcheggiare a Brescia? C’è una caccia al tesoro per trovare il palco dell’esibizione? La risposta è sicuramente abbastanza scontata e semplice, risolvibile cercando su Google ma proprio non ne ho voglia e di sicuro mi sfuggirà di mente perchè sono abbastanza svarionato ultimamente. Ieri sera ad esempio, dovevo fare un podcast con il mio collega di penna e altri amici, alle 21. Io avevo del lavoro da sbrigare nel pomeriggio e un appuntamento con una persona per un boccone veloce. Ho disdetto la “cena” e sono arrivato a casa alle 19:30, fiero di essere anche in anticipo sulle 20. Siccome era una faccenda da un oretta, avevo posticipato il boccone e serata dalle 21:30 in poi. Tutto quadrava. Ma solo nella mia testa. Le 21 erano diventate le 20 nel mio cervello, e avevo disdetto un appuntamento a cui potevo tranquillamente andare per presentarmi ad una chiaccherata virtuale con Moment un’ora e mezza di anticipo. Conseguenze? Niente podcast, figura pessima e da qualcuno avrò preso un sacco di insulti, come al solito.

Cancello questo pensiero e cerco di non pensare a nulla ma ecco che ne arriva un altro. Il mio capo mi chiama in ufficio ieri mattina, verso le 13:00. Io mi dico, “finalmente mi parla del contratto”. Lo trovo seduto, aria triste e pesante, mi fa un discorso con fare paterno sulla crisi finanziaria, sui cinesi, sui soldi e io comincio a temere che mi voglia dire qualcosa del tipo “non posso darti il contratto che vuoi” e io mi sto già per incazzare e invece salta fuori con questa frase: “quindi voglio chiedere consiglio anche a te, che sei nell’ambiente: la compro questa stampante 3D da 25.000 euro?”

E il mio contratto? La crisi blablabla, i cinesi blablabla e vuoi comprarti una stampante 3D con il mio teorico stipendio? Vabbè, lasciamo stare, gli ho risposto di si, cosi almeno se la compra mi diverto un po’.

Continuo a correre, per un po’ faccio vuoto mentale aumentando il ritmo negli ultimi due chilometri ma ecco l’ultima questione al famigerato chilometro dieci, quando iniziano gli ultimi 100 metri di corsa.

L’asfalto nuovo davanti a casa mia.

Liscio e nero, nell’aria si sente ancora l’odore acre del catrame fresco. L’asfalto nuovo è brutto da vedere, perchè sembra fuori posto di fianco alle altre strade, grigie, con sassi in vista, buchi e quant’altro, insomma, non c’entra nulla e poi quando è fresco e tu devi uscire di casa le scarpe ti ci si attaccano sopra.

Fastidioso.

Però ieri ha piovuto e quindi la situazione è meno drammatica, e si può notare uno dei più interessanti fenomeni “naturali” che il mondo sa offrirci: la pozzanghera “sopra”

Di solito le pozzanghere sono specchi d’acqua che stanno dentro un buco in una qualsiasi delle strade italiane (tutte ne hanno uno a meno che non siano un circuito automobilistico). La mia vecchia strada era una campionessa di buche fin da quando ero piccolo e tornavo da scuola con la mia cartella da 38 chilogrammi per centimetro cubo. Arrivavo a casa in una giornata di pioggia e mi aspettava quello che venne ritenuto fino al 1995, il più piccolo dei laghi artificiali italiani, la pozzanghera davanti a casa mia. Larghezza sul metro-due, profondità ignota, fauna e flora marina varia e originale. Prima di avvicinarmi al cancello, a 20-30 metri, davo un’occhiata alla strada e se non passavano macchine correvo veloce al campanello e suonavo furiosamente. Se mia madre apriva subito ero salvo, altrimenti subentrava il panico. I secondi parevano ore e quel cancello rimaneva chiuso, la pioggia battente sul mio ombrello mezzo-rotto che ovviamente avevo distrutto giocando ai tre moschettieri. Provavo a suonare di nuovo ma nulla, nessuna risposta. A quel punto, o eri molto fortunato oppure passava una macchina o peggio un camion e la conseguenza era solo una, il lago veniva trasferito puntualmente sui tuoi vestiti. Ah! Bei tempi!

Ora quel “lago” non esiste più, rimane solo la pozzanghera “sopra”. Vi spiego…

Avete presente quando sul tavolo si giocava con le palline di mercurio dei termometri rotti? No? Bhe io si perchè ero parecchio scemo da piccolo e rompevo i termometri per giocare con il mercurio ma il succo è che la pozzanghera “sopra” è esattamente la stessa cosa. Sull’asfalto fresco visto che non ci sono i buchi ed è bello steso, compresso, tirato ed impermeabile, l’acqua dopo un acquazzone rimane sopra, in queste macchie che da lontano sembrano pozzanghere ma quando ti avvicini capisci che stanno sopra la strada e non in un qualche cratere meteoritico tradizionale. A volte poi, le pozzanghere “sopra” trasbordano sulle strade laterali vecchie che stanno più in basso e quindi si trasformano in pozzanghere a metà, mezze sopra e mezze vere-pozzanghere.

La cosa divertente delle pozzanghere “sopra” però, è che puoi fermarti a giocare sulla strada unendo le macchie, creando figure e canali come quando si giocava da bambini con le gocce sulle finestre, costringendole a percorsi creati da te con il dito bagnato e…

..non avete fatto neppure questo?

Ma come vi divertivate da piccoli?