Testo che è tardi

“Viva i Led Zeppelin!”

Non ho dormito un granchè questa notte. Sapete, morta Amy Winehouse, sembrava destino che dovessi entrare anch’io nei “club dei 27”, anche se fino ad allora ci avevo solo scherzato sopra in macabro modo. Il viaggio verso Veglio, dove si trova il nostro gigantesco spauracchio, all’inizio è divertente, ottima compagnia, due chiacchere, due battute, macabre, ancora una volta; ma dopo inizia la tensione più saliamo in alto, tra boschi, industrie dismesse e rocce a strapiombo, lo stomaco si attorciglia perchè sai che ormai non si torna più indietro. Quando vedo le prime macchina parcheggiate capisco di essere arrivato. Si va alla reception e Vanessa e Mirko hanno facce cadaveriche e sono sicuro che la mia non ha un aspetto migliore. Gli unici tranquilli sono i quattro sadici spettatori che ci seguono. Presi i biglietti, non ci resta che affrontare il Colossus, altezza 152 metri, che se non li si vede dal vivo a stento si percepiscono. Ci incamminiamo verso la piattaforma di lancio, con doveroso rispetto e con qualche fugace occhiata al ruscello che si trova in basso che da questa altezza sembrano tre gocce di rugiada. Abbiamo sei saltatori davanti a noi, ci imbragano e spiegano ogni volta le manovre da fare.

“Farete due rimbalzi e…”

Alzo la mano.

“Si?”

“Quale di questi rimbalzi lo facciamo a terra?”

Risate nervose, il prossimo a saltare mi maledice ma lo rassicuro.

“C’è solo lo 0,006% su 800.000 lanci accertati di possibilità di incidente…” gli dico
“…e in questo impianto non si è mai verificato…”

Ora mi sembra più sereno.

“…ma c’è sempre una prima volta…sai com’è…”

Mi maledice una seconda volta mentre io rido di gusto. Vorrebbe picchiarmi ma viene chiamato per il salto, tre scalini per arrivare sul bordo, un due e tre e giù dopo un po’ di titubanza. Si sente solo l’inizio dell’urlo.

Saltano altre due persone, l’attesa è insopportabile e io continuo a scherzare con tutti mettendo paura alla gente. L’istruttore sta al gioco e contribuisce a terrorizzare la platea.
Il gioco continua fino al turno di un ragazzo che soffre di vertigini. Elastico diverso perchè pesa 85 chili. Prova per tre volte a lanciarsi ma non ce la fa, ha le gambe paralizzate, gli occhi fissi nel vuoto, le nocche della mano destra bianche dallo sforzo di stringere il cilindro blu che serve come appoggio. Molla il colpo e scende, troppa paura e l’istruttore chiede:


“C’è qualcuno che pesa sugli 80 chili?”

Capisco che è il mio momento, “o la va o la spacca” penso. Mi faccio avanti saltando la fila, l’istruttore mi dice “tanto la tua vita l’hai vissuta no?” mentre sorride. Questo modo di scherzare non mi fa ridere quanto prima, chissà perchè.

Però mi sento tranquillo, salgo sulla scalinata e mi sporgo dal bordo. Guardo giù e non riesco più a staccare gli occhi, continuo a fissare quel dannato ruscello che ormai odio, quegli alberi cosi minuscoli. Sento l’aria fredda e il vento e vedo le punte dei miei piedi abbondantemente oltre quella luccicante piastra di alluminio. Al ‘tre!’ piego le gambe e all’‘uno’ mi butto senza pensarci troppo. Avrei voluto saltare ma me ne dimentico completamente anche se mi ricordo di gridare “Viva i Led Zeppelin!” in onore di Otto, nei Simpsons.
Una volta in caduta è tutto talmente veloce e frenetico che non si riesce nemmeno ad avere paura, oppure, è il terrore che si trasforma in qualcosa di nuovo, adrenalina mischiata ad una qualche sostanza tipo endorfina che si avvicina al divertimento, ma di quelli che fanno male. Una sensazione di paura che spesso mi piace cercare, come andare a 80 all’ora con una bicicletta in discesa o ritrovarsi in mezzo ad una rissa in stazione (questa non me la sono cercata però). Al primo rimbalzo si galleggia nel vuoto mentre perdi il senso dell’orientamento ed è una sensazione bellissima, prima di precipitare di nuovo verso il suolo per un’altra botta di adrenalina. Una volta recuperato a terra, all’ombra del colosso non vuoi altro che rifarlo altre dieci volte, magari da posti ancora più alti.

Aspetto gli altri mentre chiacchero con il team di recupero, un sacco di gente molla ma i miei compagni d’avventura saltano. Tutti si divertono anche se Vanessa giura che non lo rifarà mai più ma le strappo comunque la promessa di buttarsi con me con il paracadute. Aperitivo e si ritorna a casa con una stanchezza mentale assurda che arriva di colpo, spossante ma con una grossa voglia di provarci di nuovo.

Lo sapete che si salta anche dagli elicotteri?

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Che non era il vino

  1. E’ una di quelle cose che vorrei tanto provare nella vita, ma penso sempre che il salto nel vuoto me lo risparmio per un eventuale suicidio…
    Comunque si, direi che le botte d’adrenalina fanno bene, e poi quelle di endorfina che vengono dopo, ancora meglio!
    Ps: posso farti pubblicità sul mio account su Google+?

    • Nurofen

      Ogni pubblicità è ben accetta fai pure. Comunque il bunge te lo consiglio 😀

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