Brava Giovanna, brava

Mese: Agosto 2011

“AAA” : anormale anatomia animale

Ma quanto è grande la testa di una giraffa? Sarà più grande di quella di un cavallo? Ci penso da tre giorni e ne discuto con me stesso da cinque. Non so nemmeno che verso faccia una cazzo di giraffa. Scusate la parolaccia, mi è scappata e il pulsante “Backspace” non mi funziona. Vero, potrei usare il mouse, selezionare, e usare il tasto CANC ma non ho tempo da perdere. Io sono sempre attivo e curioso e “faccio cose” come l’altro giorno, quando un amico ha pescato una torpedine che sembrava un Alien, di quelli bianchi che escono dalle uova, ti si attaccano alla faccia, ti stuprano la gola e ti mettono incinta lo stomaco. Solo marrone. Memore del fatto che in Alien muoiono tutti o quasi non la mangio e me ne vado a vedere i fuochi d’artificio al castello che quest’anno, per attirare più turisti, si chiamano bombe atomiche d’artificio. Quindi mi faccio una doccia, prosciugo le riserve idriche del serbatoio in totale spregio all’austerity che vieta di sprecare acqua e di Emergency che protesta davanti alla mia camera. Esco, bagnato, stesso specchio, stesse lame di luce ambrate dei lampioni esterni presi da assalto da pipistrelli, che sono sicuro, hanno la testa più piccola di quella di una giraffa, ma che il verso sia cosi diverso…non potrei giurarci. Mi immagino un fischio acuto da parte della giraffa oppure qualcosa stile il doppiatore italiano di Pippo, con quegli irritanti “Yuk” “Yuk” che mi hanno fatto sempre dubitare della razza di quello stronzo. Cane? Mezzo cane e mezzo mucca? Mezzo giraffa e mezzo iena? Ma che animale è Pippo? Perché se è un cane allora, o Pluto ha qualche problema oppure io pretendo che ci siano anche dei topi a casa di Topolino e dei gatti a casa di Gambadilegno. Infastidito mi asciugo e tra i mille ricordi, mi torna in mente quando con la morsa allo stomaco non vedevo l’ora di uscire per vederti, tanti anni fa. Mi piacerebbe essere innamorato di nuovo, davvero. Perchè sono masochista, davvero.

Un segno del destino

Ti è mai capitato di pensare che la matematica è perfetta? In realtà non è altro che un’invenzione dell’uomo, come la ruota, i ponti o le lingue. Un’invenzione nata dall’esigenza di descrivere quello che non può essere descritto in altro modo, eppure sembra così solida, così naturale, così definitiva che dà quasi l’idea di essere sempre esistita, nata con lo scoppio del big bang insieme a tutto il resto. Nonostante la presenza di problemi irrisolvibili come la divisione per zero, i numeri complessi, le radici negative, e altre cosucce che tengono impegnati i matematici di tutto il mondo, sembra che non ci possa essere una matematica migliore di quella che abbiamo. Per mezzo della matematica possiamo dimostrare ogni cosa e descrivere ogni modello.
Anche il nostro rapporto.

Scoperte Insolite #4

Si chiamano Coatti perché vanno rimossi dalla faccia della terra.

Le parole sono importanti #2

A me hanno fatto un po’ pena. Lì, relegate in un angolo, all’addiaccio, stipate in quel posto da chissà quante stagioni. Scarti di scarti di magazzino. Roba che non va via neanche scontata al 70%. Ho sognato una casa per loro, piena zeppa di finestre, portici e verande da ombreggiare. Un posto ideale per la loro dignità e la loro funzione. Ho sognato di salvarle da ogni buco polveroso e umido. Di riunirle sotto un solo tetto.

Ho sognato tende da sole mai più sole.

‎2.618 vs 1

Io odio la competizione. Non sono affatto un tipo da competizione. Mi piace stare fermo lì, in un angolo, in attesa che qualcosa o qualcuno mi smuova. Sono da aggregazione, piuttosto. Il massimo agonismo che sono disposto a mettere in campo è quello che ci serve per strappare all’asta Parco della Vittoria, oppure quello staterello di merda che sono quattro turni di Risiko che si difende dai tuoi attacchi con quel solo fottutissimo carro armato che lancia solo 6 e ti rende impossibile una cosa che dovrebbe essere naturale. Come l’acqua in un ruscello, che mica trova intoppi. Che poi il tuo obiettivo non c’entra nulla con quello staterello, ma oramai c’hai speso metà partita e decidi di spendere l’altra metà, o il tempo che ti resta, per invaderlo con i 15 carri armati che prima o poi conti di scambiare con le carte, così, solo per dimostrare a te e al mondo che ti sta intorno che sei uno che le cose le porta fino in fondo.

Invece adesso sono in competizione. In gara. Di quelle che non ti lasciano margine di speranza e invece tu come uno stronzo ci speri lo stesso, come quando giochi la schedina del superenalotto e razionalmente sai che è impossibile da centrare eppure un po’ ci speri sempre. Persino io che non sono scaramantico e tantomeno credo alla fortuna, ci spero sempre. Qualche volta mi sono domandato perché nonostante lo scetticismo che mi circonda ci spero lo stesso, e la risposta che mi sono dato è “perché mi sembra giusto”. Sarebbe giustissimo che io beccassi quel dannato sei e passassi il resto della vita su un lettino gonfiabile in mezzo ad una piscina immersa in una prato che circonda una villa che manco a Beverly Hills s’è vista mai. Me lo merito. Più di chiunque altro stronzo che giochi la schedina insieme, anzi, contro, di me.

Uno che pare vada pazzo per la merda ancora canta che uno si mille ce la fa. Io sono uno su duemilaseicentodiciotto , 0.038% per dirla in altri termini. Percentuali da default, da declassamento del rating, tanto per stare in attualità. E non ho neanche banche solide a garantirmi.

Non lo so chi vincerà, me ne frega anche poco, egoisticamente parlando. C’è solo una cosa di cui dovrei essere certo. Tutti tranne me. Eppure…

“Come la vita appunto…”

Conscio delle mode che cambiano e che tornano, dei fusi orari, delle gambe nude d’estate, dei visi che non dimentichi, delle guerre, le scaramucce tra vicini, le parole dette dietro e davanti, pensate prima e dopo. Irrequieto, odio gli ambientalisti, odio chi sporca, insofferente con chi dice bugie, disprezzo totale per il buco dell’ozono, le lampadine a luce fredda, le sedie con servo-meccanismi elettrici per reclinare schienali scomodi. Agitato quando non devo, sereno saltuariamente circondato da problemi, amici, conoscenti ed inesistenti amanti con transgenici desideri di libertà ed indipendenza tra le comode e sicure mura di casa in un incredibile e soffice cuscino di ipocrisia e idiozia con stupidità accentuata da comportamenti infantili, cattiveria esagerata da scelte subdole, esco male in foto ma è una scusa, sono io quello e spesso non lo accetto causa sindrome di Peter Pan, sindrome di capitano uncino, Sacra sindrome. Pretenzioso sfoggia-talento in ogni scrittopittofotovideoitaralluccistannonellacorsiaotto-settore, dotato di ambiziosi desideri di semplicità nel senso che mi basterebbe una sola unica, complicata, irrealizzabile ed “èormaitroppotardi” cosa per essere apposto e quel vuoto quindi rimane, impossibile da colmare con le mille cose che mi obbligo a fare e che generano masochistici mulinelli mentali di insoddisfazione ed incertezza, ED E’ QUESTO il motivo per cui cambio un sacco di dentifrici; perché sono indeciso, non so capire qual è veramente il migliore e cosa voglio dal mio dentifricio, quale gusto mi piace, qual è il mio rapporto con i miei denti, il mio sorriso e quello degli altri. Quindi confuso mi dedico a spese folli dettate dal cuore, gesti folli dettati dalla noia, da amante del rischio, del cinema, delle giacche eleganti, dei vestiti brutti e di quelli belli che curo e conservo con morbosa follia collezionistica, sempre insofferente ai complimenti se non me li faccio da solo, sdoppiato, confuso, depravato, orientato verso soluzioni drastiche o irrealistiche sempre oltre il punto di non ritorno, arcaico nei termini che uso e nei concetti.

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