È da qualche giorno che ci penso e adesso sento di dover condividere questa riflessione con voi.
Perché ci sono alcune parole che nell’altro genere significano tutt’altro? Tipo “cavalletto” che diventa “cavalletta” e passa da tre gambe a sei zampe. O porto che diventa porta, o caso che diventa casa.
“Eh ma che discorsi sono – direte voi – sono sostantivi, mica aggettivi che gli dai il genere.”
No, non sono sostantivi, sono errori, complicazioni. La lingua italiana non ne ha bisogno.
Prendete la parola “strada”. Ecco, strada è un bella parola. Non c’è lo strado, non c’è il macchino, non c’è il ruoto. Queste sono parole che sanno quello che sono.
Non questi nomi transessuali che non sono quello che sembrano.
Non sono né carno né pescia. Provate a vestirvi voi con un maglio, per dire, o a portare il grano in banca. Che poi, pure banca, vedete quante diavolo ne sono?
Dovrebbe almeno esserci un nesso tra questi scambi di genere, qualcosa che li leghi, un pensiero comune, un oggetto che li riguarda, una relazione qualsiasi ma per lo meno sensata, come hanno fatto con le piante e i loro frutti ad esempio: il melo e la mela, il pero e la pera, il castagno e la castagna. Che poi ovviamente non poteva essere così semplice e ci doveva essere la trappola da qualche parte. Prendete il fico.
Che poi mi sono domandato perché hanno preso proprio il fico. Perché non la mela, o meglio la pesca che c’è anche quella col pelo e le somiglia di più.
C’entrerà per caso la Bibbia? Adamo ed Eva? La foglia (che al maschile fa foglio tra l’altro) con la quale coprirono le loro nudità. Forse Eva aveva usato il frutto e dà lì è nato il nome più gettonato per la gnagna? Non lo so, non sono più sicuro di niente, so solo che non può essere un caso, che da lì in poi per pudore tutti hanno cominciato a chiamare il fico fico, come la pianta che lo genera. Che tristezza.
Che già ce ne sarebbe abbastanza per cominciare a esprimersi in inglese, ma delle parole che al singolare sono maschili e al plurale diventano femminili, ne vogliamo parlare?
Praticamente tutto il corpo funziona così. Il dito e le dita, il ciglio e le ciglia, il labbro e le labbra, il ginocchio e le ginocchia, l’orecchio e le orecchie. Ma si può andare avanti all’infinito. Le uova. Le greggi signori, le greggi. Per non parlare dei reni e delle reni, che stanno pure tutti e due lì, ma sono cose diverse.
E in tutto questo la parola più temibile di tutte è eco, che nonostante la o è femminile, almeno al singolare…
No un momento…volete vedere che in realtà era il fico e le fiche?