Un sacco di gente mi chiede perché non vado a votare, mi insulta dandomi del cretino, mi ammonisce e mi ricorda i miei doveri da cittadino, l’importanza di dare il mio contributo per la democrazia italiana e io faccio fatica a rispondere, rifugiandomi in frasi pre-programmate che mi diano un minimo di credibilità.

C’è la risposta religiosa: “Credo che un giorno sarà Dio\Giove\una qualsiasi divinità con più di due braccia a giudicarci e governarci, io aspetto trepidante quel giorno…” con tanto di espressione mistica.

Non può mancare la risposta anarchico-complottista: “Il governo è del popolo, non mi farò mai comandare da un matusa scelto utilizzando voti truccati appoggiati dalla lobby degli impresari e dalla mafia…” aggiungendo un dito medio mostrato con convinzione.

Infine, si arriva all’impegnativa risposta poli-eco-diplomatica: “vedi, al momento non ci sono personalità di spicco che possano portare ad un risollevamento della situazione economica dell’eurozona, non ci sono garanzie nei Bond, nei James, l’ABS non funziona come si deve e questo di conseguenza non frena adeguatamente l’ondata di sfiducia dei mercati extra-oceanici…” con una sempre più rapida dialettica pieno di acronimi totalmente inventati o abusati come ‘spread’, ‘TCT’, ‘NASDAQ’ e il mio preferito, ‘Gianluc Picard’.

A questo punto mi lasciano in pace, capiscono che con me non si può discutere ma al contempo intuiscono che sto solo dicendo un sacco di cazzate con il tipico atteggiamento di chi si arrampica sui vetri nel giorno in cui li puliscono. Se ne vanno con un dubbio nella loro mente: “Qual è la verità?” e soprattutto, “Ma in qual è ci va l’apostrofo?”

Una verità esiste. Una terribile e scomoda verità di cui a 28 anni suonati, ballati e sbronzi mi vergogno terribilmente. Non è vero che non me ne frega nulla, che sono un ignavo, che non seguo la politica,  la verità è che io non so votare.

Si, proprio la procedura, andare li, consegnare, prendere, mettere croci, entrare nei vespasiani del voto mi terrorizza perché non mi ricordo come si fa. Mai.

Colgo ogni occasione per andare a votare con i miei,  e vedo il genuino terrore nel volto di mia sorella ogni volta che capisce che le toccherà andare da sola, perchè non è previdente quanto me.

In periodo di elezioni e voto, mi informo su date e su quando mio padre e mia madre hanno intenzione di andare a votare. Quando arriva al giorno mi faccio rispiegare tutta la procedura, la ripeto mentalmente, con un nodo allo stomaco peggio che all’esame di laurea, durante tutto il viaggio verso la scuola elementare eletto per due giorni a centro di raccolta voti del paese. Una volta li, aspetto che i miei entrino seguendo con attenzione i loro gesti naturali e sicuri, mi sporgo e tutto mi sembra facile, immediato. Ma poi tocca a me.

io –  “Salve…” porgendo goffamente carta elettorale e d’identità

” Salve” mi rispondono, consegnandomi matita e schede “Cabina 4…”

Mi giro attorno e trovo la cabina 4. Ci entro sudando copiosamente per la tensione, e la luce gialla della cabina con quella pesante tendina rossa che chiude ogni spiraglio di aria e luce esterna mi soffoca ancora di più. Apro la scheda e cerco di ricordare dagli spot TV che segni devo fare e quanti voti devo mettere, ma nella testa c’è il vuoto.

Cerco di spremere le meningi ma nulla, ed ho la sensazione che ci sia una fila davanti alla mia cabina e che io mi trovi dentro quella bara elettorale da 30 minuti, con gente che da fuori si chiede se mi sia sentito male o se stia cagando. Passano terribili attimi e sempre più nel panico, faccio un segno a caso con la matita e scarabocchio per annullare il voto. Voglio uscire da lì al più presto, quindi tento di ripiegare la scheda, la parte più difficile. Ci provo 35 volte e mai una volta che il risultato sia giusto, è sempre piena di quegli odiosi rigonfiamenti tipici di una roba ripiegata a cazzo di cane. Ecco perché desidero un governo con due partiti, non per qualche strana idea politica, semplicemente la mia vita sarebbe molto più facile se dovessi solo scegliere quale leva tirare tra due disponibili, come in America.

Stufo, la comprimo con tutte le mie forze per tentare di darle un’aria accettabile e approssimativamente quadrata, esco, completamente bagnato e in evidente stato confusionale ma tentando di sorridere come se fosse stato un gioco da ragazzi.  Mi avvicino al tavolone dei nonmirircordocomesichiamano, sbaglio e non do la scheda alla signorina ma la butto dentro la scatola sbagliata come un deficiente. Lei mi dice “non fa nulla” ma so che in realtà mi sta dando del coglione. Me ne vado e devo tornare indietro per riprendermi i documenti. Me ne vado di nuovo e di nuovo mi richiamano

“La matita per cortesia”. Me l’avevano chiesta già due volte. Nemmeno li ho sentiti.

Sfinito, esco da quell’aula scolastica che per l’occasione è diventato l’inferno in terra, trovo  mia madre che mi sorride e mi dice.

“Visto che non è cosi difficile? Ogni volta ti fai mille problemi”

“Hai ragione” le rispondo mentendo.