Che i polpi non usano la qwerty

Combattere il blocco dello scrittore: tentativo n° 1

Quando non si sapeva cosa scrivere da piccoli, si iniziava il tema riscrivendo la traccia oppure la domanda, togliendo il punto interrogativo alla fine, uno squallido trucco che se si scriveva largo permetteva di guadagnare anche tre righe in lunghezza. Parto già svantaggiato, riscrivere il titolo mi infilerebbe in un vicolo cieco da cui non riuscirei ad uscire, perchè in verità non dice nulla, non è d’effetto, non è divertente, un tipico titolo-burocrate, brutto e stupido, perché lascia presupporre che ci saranno altri tentativi, fa pensare che io sia un debole che non riesce a venire fuori da uno stato catalessico-linguistico-larvale che si annida nel mio cervello da svariati mesi.

Quindi inizio parlando del foglio bianco che mi sono tenuto davanti per almeno 20 minuti prima di trovare un titolo.

Lo trovo…bianco. Decisamente bianco e vuoto. Non ho ancora scritto nulla e più lo fisso più mi viene sete. Più mi viene sete più bevo quella droga nota come Bravo Multivitamin. Sono a quattro litri in due giorni e ne sento assuefazione.

La verità è che di cose da raccontare e scrivere ne avrei tantissime. Ogni giorno invento una storia divertente, oppure ricordo un sogno dei miei. Ci penso e ci ripenso su, nella mia mente si formano dialoghi, sceneggiature, cambi di attore, condizioni meteo mutabili ma alla fine, di fronte al pc, con quel dannato foglio bianco davanti, non scrivo mezza parola. Mi dico che “tanto lo puoi fare stanotte” e invece mi ritrovo a fare tutt’altro, e cosi le idee, le storie e tutto quanto, muta e si decompone in una specie di poltiglia-compost-umido che fa da terreno fertile per nuove storie che faranno la medesima fine in pochi giorni.

Un orto stracolmo e nessuno raccolga le zucchine.

Provo con dei pensieri a caso, penso a quanto io cammini piano, e quella strana sensazione che avverti quando hai qualcuno dietro. Cominci a camminare male, legnoso, non sai se accelerare o rallentare per farlo passare, perchè credi che sia una cosa che verrà notata e per qualche strano motivo, la cosa ti mette in imbarazzo. Ma è una difficoltà anche per chi ti segue; che può fare, accelerare o lasciare un po’ di distanza? Tentare di superarti rischiando quei minuti penosi in cui fianco a fianco, avviene un lentissimo sorpasso, con quella tensione mentale che sfianca entrambi?

Perchè è cosi difficili scrivere e camminare?

Ora, non ci sono grandi soluzioni a questo dramma creativo, o almeno, io non ne avevo, fino a  quando un amico davanti ad un campo di beach volley creativamente stimolante quanto un documentario sulle piastrelle, mi dice: “Perchè allora non scrivi qualcosa sul fatto che non riesci a scrivere?”


Se ci pensate è geniale e anche controverso. Sarebbe come scrivere del nulla; se non riesci a scrivere come puoi riempire una pagina sul non riuscirci? Poi ci ho pensato, mentre fissavo il bianco lindo del foglio, alla fine basta che abbia un titolo, o una domanda, poi posso iniziare ricopiandolo come prima frase.

Da piccoli si faceva cosi.

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Sono una brutta persona

  1. Moment

    La riflessione sulla camminata con l’estraneo alle spalle è lucidissima. Vale il pezzo.

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