Brava Giovanna, brava

Mese: Settembre 2012

Hulk

Mi guardo allo specchio del cesso e sono verde. Di solito quel vecchio cimelio è benevolo con me, ma non oggi, anch’io sono un cesso, ogni giorno che passo senza radermi capelli e barba sembro un anno più vecchio, e oggi ne dimostro almeno settanta. La cosa nemmeno mi da fastidio, e considerando che spesso mi faccio più problemi di una donna direi che è preoccupante. Ho un pile blu addosso, marchia sconosciuta, recuperato nel cassetto delle cose brutte e vecchie, di quando pesavo 30 chili in più. Mi sta enorme, troppi spazi, troppa aria che entra, troppi errori, ripensamenti, scelte sbagliate. Il “Sbagliando si impara” con me non ha mai funzionato; io sbagliando, sbaglio e basta.

Mi ha chiamato un amico prima, ho capito solo che mi passava a prendere ma nemmeno ricordo l’ora, chi cazzo ha voglia di stare ad ascoltare e mica perché son stronzo, ma proprio non ci riesco. Dico solo “si si” sperando che la risposta sia sempre giusta, usando un tono di voce che non sembri distante quanto Plutone.

Se ne accorgono?

Serpente umano

Qualcuno è morto e sono seduto in una stanza.

Ho parenti e altra gente di fianco, seduti su divani vecchi ma tenuti perfettamente da una maniaca dell’ordine e della pulizia. Tutto sembra cosi tristemente poco vissuto ed ovattato che mi sento una comparsa dentro un set cinematografico. Parlano di come sia successo mentre io non riesco a fare altro che fissare la tenda bianca che ho di fronte. Sento un messaggio che mi arriva sul cellulare ma non posso leggerlo anche se vorrei, perchè potrebbe essere lei. Faccio finta di andare in bagno con una scusa, mi chiudo dentro e leggo, al buio.C’è solo un rumore, sordo, che proviene dalle pareti come di un motore a bassi regimi o il condizionatore nella cucetta di una nave mentre dall’altra stanza sento delle grida, segno che la ricostruzione degli eventi prosegue anzi, ricomincia per l’ennesima volta. Mi lavo le mani mentre mi fisso allo specchio. Oggi sono decisamente poco attraente, stanco, le occhiaie profonde con i riflessi verdi che arrivano dalle piastrelle del bagno che mi rendono malaticcio, gli occhi più cupi del solito.

‘Faccio schifo’ è la sentenza.

Ritorno di là ma stavolta scelgo una sedia lontana, rinuncio alla comodità della poltrona in pelle per potermi fare i cazzi miei senza scuse. Attorno, continua la discusione fra gli affranti e al morto se ne aggiungono altri

“…si è impiccato da solo, ha dovuto inginocchiarsi per farlo…”

“Bucoschi”, scritto come si legge

Decido di iniziare a scrivere dopo il quinto rum.

Non so perché sia cosi, magari è genetico. Magari Bukowski faceva la stessa cosa, dopo il rum numero cinquanta. Certo che non sono al suo livello, né come alcolizzato né come scrittore, non posso scrivere di amori impossibili, violenze, fallimenti e vite incredibili. Vorrei farlo? Non lo so, mica è morto felice, è morto intenso. Dovessi scegliere morirei felice forse, sempre che da uomo stupido riesca a distringuere la felicità da una giornata meno schifosa del solito.

Morire intenso è questione di iniziare a piangere da piccolo e poi smettere da grande, anche quando le cose sono gravi, e lì significa che la vita ti ha davvero picchiato forte mentre le esistenze di noi persone normali sono davvero noiose anche se noi crediamo che i nostri amori siano bellissimi e impossibili, i drammi tremendi.

Sono tutte cazzate…

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