A volte mi capita che qualcuno inciampi o un oggetto stia per cadere, vicino a me e io vedo tutto al rallenty e non faccio niente. Quando il mio braccio si muove per bloccare la caduta, limitare i danni, risolvere una situazione, tutto è già finito e quello magari si è aggrappato al tavolo o il bicchiere è già in frantumi sul pavimento.

Sospetto che non sia una mancanza di riflessi ma una scelta. Si insomma, lasciare che le cose seguano il proprio corso, con il “salvavita” nel mio cervello che scatta sempre più in ritardo. Lo definirei come un grosso desiderio di vedere le cose accadere, rompersi e farsi in mille pezzi. Voglio vederle, vedere le Cose che “succedono” soprattutto se scorrette, sbagliate, immorali, dolorose e con la C maiuscola.
Come se pian piano il tranquillo giardino verde del buon senso si stesse mischiando alle desolanti ma misteriose paludi del caos.

Lo noto quando sono in giro per la città di notte e il cielo è buio e il freddo ti schiaffeggia. La strada è deserta perchè sono l’unico ad uscire in questi momenti, in cui di solito preghi per un po’ di sole il giorno dopo, in cui ti rintani nel caldo del tuo letto.

Cammino attraverso il vuoto chiedendomi come sarebbe se fossi davvero l’ultimo rimasto, senza persone a cui voler bene, ultimo attore di questa povera scenografia, perdere tutto per testare chi stia vincendo tra il giardino e la palude, senza pensare alle conseguenze.

Mi chiedo cosa farei se avessi il potere di decidere il destino del mondo e di chi lo vive.

Una sola scelta e sotto la mano, il mouse di Dio.

Pulsante sinistro e pulsante destroy.