In occasione di una festa che spesso e a ragione viene definita retorica permettete un po’ di retorica anche a me, che oggi mi gira così: prendetela come una specie di ringraziamento per tutti i momenti belli e brutti passati con, o a causa delle donne, che senza di loro la vita sarebbe certamente più tranquilla.
Perché la donna è così, è un controsenso. Ci sarà pure un motivo se ci hanno fatto il sesso opposto.
La donna è la salita che ti sfianca e ti costringe a pedalare alzandoti dal sellino, per poi ripagarti con tutto il suo sollievo e la brezza sulla pelle una volta che arrivato in cima la rifai al contrario.
La donna è un digiuno così lungo che al momento in cui nasce il pensiero del pasto che stai per mangiare ti si forma l’acquolina in bocca, e nell’attimo prima di mordere le ghiandole salivari sono così attive da fare male.
La donna è la chiave di volta. Sempre al centro, sopra a tutto, lì da sola ad appoggiare il resto che senza di lei crollerebbe su se stesso in un cumulo di macerie.
La donna è un uovo: fragile, sottile, e senza la minima idea di un equilibrio. Ma una volta in piedi non c’è mano d’uomo che riesca a schiacciarlo.
La donna è la fondazione sotto al terreno. Nessuno ha idea del peso che sorregge ma è quella che regge una casa intera.
Le donne sono il vizio che vuoi smettere, i pregi che ti mancano, i limiti da superare, le decisioni che non hai preso, le paure che non vuoi confessare. Sono le volte che ti guardi indietro, quelle in cui ti guardi avanti, e le volte che alzi gli occhi al cielo, per beatitudine o sofferenza che sia. Sono le volte in cui il sole ti batte in faccia e ti fermi a pensare che non sei mai stato così bene. Sono la certezza che sì, la vita senza di loro sarebbe più tranquilla, ma sarebbe anche una vita che non varrebbe la pena vivere.