Potrei raccontarvi di come non sono andato a lavoro questo pomeriggio per seguire il mio programma condensato e preciso…uscire alle quattro, passare in banca, andare dal commercialista poi alla seduta di fisioterapia, tutto preciso al millesimo, con discorsi e dialoghi pre-immaginati e infilati in quella tabella di marcia. Potrei raccontarvi di come in banca mi dicono che la mia firma digitale sia da rifare e io che mi chiedo che valore possa avere firmare con un pennino anti ergonomico su un touch screen che alla terza lettera comincia a non capirsi nulla e tutta la scrittura tende ad andare storta con un angolo di 25° gradi verso il basso. Potrei raccontarvi dei 20 minuti passati ad attendere l’arrivo dell’impiegato mentre osservo un cinese vestito come un deficente che litiga al banco o di quando ho messo una nuova firma, peggio di quella di prima o ancora, potrei raccontarvi di quel supermercato vicino alla stazione, un misto ghetto e lazzaretto, con personaggi fumosi, storti, strani, interessanti, emarginati e quell’odore di fogna anche dentro il negozio dove compro l’ennesimo paio di auricolari sbagliati. Potrei raccontarvi degli esercizi per la mia spalla, della ragazza con cui dovevo vedermi alle 20 ma non sta bene, non può, di quando vado a prendere il pullman, che mi piace e lì, anche lui che lo aspetta, intravedo un amico che sta in Inghilterra da anni e che non vedo da una vita ma vado lungo, faccio finta perché non ho voglia, preferisco osservare quel vecchio sulla panchina, dall’unghia del mignolo lunghissima e mi chiedo perchè…
E invece no…quello sarebbe un diario normale, di quelli che iniziano con “Caro Diario…” e finiscono con cuoricini e la frase “Credo di essere innamorata!”.

Fanculo no.

No, vi racconto della sensazione di essere oltre quel posto e quelle persone, di ambire a tutt’altro..a qualcosa di più grande. Vi racconto del non riconoscermi in nessuna di quelle vite, esistenze e scelte che sento e osservo attorno a me, che giudico e vedo con distacco, quasi con superiorità e sbaglio lo so ma spesso, mi sembrano solo l’apice dell’accontentarsi.

E non capisco se quello che mi serve è un bagno di umiltà o la certezza di aver ragione.