L’aria pesante della tempesta che arriva, i primi lampi lontani. Poi il rumore delle gocce, delle persiane che sbattono, le foglie senza più ramo e padrone. Quel fragore piace a tutti, culla più del silenzio, ci siamo cresciuti da piccoli, con quelle finestre e quegli alberi scossi, quel grigio tondo di nuvola e le gocce che muovono il vetro. L’odore dell’asfalto bagnato me lo ricordo come uno degli odori del gioco in strada, dei primi amici, i calci al pallone. L’erba bagnata di campi che non ci sono più e anche li altri odori e altra pioggia, le corse verso casa, le macchine, le pozzanghere, le onde cittadine, le scritte sulle cartelle che spandono inchiostro su grafiche e disegni, cartelle che cambiano e crescono con te, diventano più serie, più grigie e arrivano gli ombrelli, quanti poi, 20, 30, 100, chissà quanti in media per ognuno, lasciati in uffici, per terra nei treni, su scalini di case poco conosciute e infine un cinema, una macchina poi, due parole, sguardi e un bivio…andata come è andata, sotto quella pioggia anche qualche lacrima. Temporale e ricordi…