Se scrivessi questo diario su Marte, avrei 39 minuti in più per pubblicarlo, perché la giornata li su è un po’ più lunga. Se vivessi su Marte forse starei in giro 39 minuti di più la sera perché tanto, il giorno dopo potrei svegliarmi 39 minuti dopo e in quei 39 minuti di notte marziana in più poi, trovare l’anima gemella che allo scoccare delle 24 ore non avevi nemmeno intravisto ed invece eccola li, su Marte, che prende un gelato, che sorride mentre la scorgi tra la folla per poi scoprire dicendoti “Che stupido!”, con un sorriso da ebete con lei tra le braccia, che è normale essere dovuti arrivare su Marte, perchè “…una bellezza cosi, non può essere terrestre” e lei ti sorride ancora e c’è il riflesso di quel mondo rosso in quegli occhi. Che poi, ora che ritorno simbolicamente sulla terra (beata testa che puoi viaggiare nel cosmo) mi ritrovo in giro che passeggio tra cubicoli recintati e circondati da siepi molto verdi, tra gente che non conosco e che non vuole conoscermi, sempre un po’ più solo, giorno dopo giorno e allora è lì, tra quei quadrati troppo verdi terrestri che forse realizzo che questo sentirsi fuori dal mondo, un po’ anomalo, un po’ sbagliato, un po’ meno verde degli altri è perchè davvero tu, alla fine, sei un marziano.