Devo comprare un nuovo tagliacapeli, perchè cosi non va. Dura tagliarseli da solo quando scegli lo stile rasato perchè sei un brutto pelato. Non sono nemmeno cosi furbo da aver comprato specchietti che mi aiutino a capire dove ho lasciato aiuole di capelli troppo alte, in quei posti inaccessibili causa gradi di libertà della mano che prima o poi finiscono per evidenti limiti dell’homo sapiens sapiens. Forse, l’homo sapiens sapiens sapiens, che sarà calvo essendo la naturale evoluzione della specie, avrà un polso snodato per raggiungere qualsiasi posto del cranio anche con un rasoio Elettrozeta degli anni ’40.

Devo comprare un nuovo tagliacapeli, per entrare nel circolo di quelli che credono sia importante aver un bell’aspetto. Io dico di no, che non sono cosi, ma alla fine ci casco in quella spirale. Compro vestiti, scarpe, accessori, occhiali; osservo con invidia perfetti manichini indossare improbabili combinazioni che messe su di me sembrerebbero la copertura per la notte di un barbone che dorme in piedi. Guardo con attenzione foto di giovani con strani cappotti alla moda che alla fine ti chiedi se esistono davvero dei cappotti cosi oppure è l’alta moda che è solo un infido trucco, una serie di messaggi subliminali psichici dati da forme e colori assurdi e che servono a renderti schiavo del governo. Cadendo in quel vortice, invece di lasciarmi crescere i capelli e barba e assomigliare a Rasputin, mi rado e medito di comprare un nuovo tagliacapelli, snodato e con lamette in ceramica, autolubrificante e lavabile in acqua. Questo solo per sembrare una persona migliore anche fuori.

Poi, come tutti quelli che aspirano ad essere più belli, sotto la nefasta luce del bagno noto microrughe che lentamente si diffondono, pelle non più cosi tonica, crepe e fessure molto lontane dagli affascinanti volti attempati di un cinquantenne alla Robert Downey Jr. E ne ho solo trenta.

C’è soprattutto quell’odioso segno in mezzo alla fronte, dove un tempo c’era l’attaccatura dei capelli. Ora, quando sgrano gli occhi, si forma una “V”.

Una beffarda ruga a “V”.

Segno che il tempo sta vincendo.