Il sole batte come un un professionista di baseball sulla carrozzeria martoriata della Lupo che si sa, è un animale selvatico e la città mica gli piace troppo, figurarsi quando fa caldo.

C’è una fila di macchine bloccate perchè ci sono delle riprese dice un ometto dall’accento troppo variegato per essere uno normale. Lo dice mentre ogni tanto chiede qualcosa in un walkie talkie troppo piccolo, che sembra quasi uno di quei primi cellulari Motorola tipo Startac che è anche il mio primo cellulare in assoluto, anche se non funzionava. Me lo aveva regalato il mio cugino quello già grande con un lavoro. 

Ricordo ancora la delusione di quando lo presi in mano…un cellulare senza almeno due luci che si accendono è inutile per un bambino.

L’ometto ha una gamba tutta tatuata che è una cosa che mi fa sempre effetto, perchè non si capisce mai un cazzo e sembra che abbiano infilato la gamba dentro il mare dopo un disastro ambientale. Non si capisce un cazzo di quello che c’è disegnato.

Addosso, ha anche uno di quegli smanicati arancioni di sicurezza e dei capelli tenuti in maniera improbabile, come se fosse una coda di cavallo fatta su capelli troppo corti e con un nastro largo quanto la gamba di un rugbista. Diciamo pure che sembra un vaso per piante da interni. Tutto l’assieme lo fa sembrare uscito da scherzi a parte o da un gay pride, soprattutto quando goffamente ci rassicura che ci vorrà solo un minuto e mezzo per ripristinare l’ordine.

Io intanto schiumo e intravedo già segni umidi sulla maglietta mentre l’aria si fa irrespirabile e le macchine cominciano ad accalcarsi come umani.
Ecco perchè odio andare in giro in macchina e poi, non sopporto l’odore della plastica che si scalda, quei sedili che ti prudono la schiena e tutte quelle superfici nere che non puoi toccare senza lasciarci la pelle attaccata che sembra di stare su un Allegro chirurgo gigante.

Ci muoviamo di nuovo, ancora qualche metro e il Lupo viene parcheggiato ovviamente al sole. La città senza macchina attorno è calda uguale, ribolle come l’inferno e sento i piedi cuocersi alla piastra mentre vado verso il centro.

Dicono che il nuovo stronzo che soffia il caldo in città si chiama Caronte e sia parecchio cattivo. Direi che hanno ragione.


Ma sapete che non so come finire questa pagina di diario? Ho sperato che mi venisse in mente una degna conclusione ma invece nulla.

La lascio cosi.

Fanculo.