Se per due volte in un giorno ti trovi dentro “China City”…bhe, non sarà una giornata memorabile.

Il commesso ha il busto a “S”, che sta per “storto come un ginepro” e si fa i cazzi suoi con un iPod e cuffie cinesi nelle orecchie. Ha una maglietta blu con grafica fumettosa frontale deformata dalla panza. Non capisco perché abbia la panza, non ce lo vedo a bere birra. Ha la fossetta sul mento, gli occhi piccoli e sembra un ritardato. I suoi fastidiosissimi mocciosi credo cinesi sono sdraiati scomposti su due sedie credo cinesi e guardano cartoni animati credo cinesi su due portatili sicuramente cinesi.

La scenografia è notevole, pare un hangar per dirigibili e poi file e file di prodottacci e vestiti con marche dai nomi del cazzo che sembrano presi da una puntata di Dragonball. Tra pantaloni HRUIITT e ventilatori senza pale di cui dubito il funzionamento, una distesa di porcate in plastica technicolor sicuramente pieni di coloranti e materiali plastici dannosi. Non si capisce come ma sembra la facciano fottutamente apposta a fare del male agli altri, negando l’evidenza. A volte ho la sensazione che sappiano cose che noi ignoriamo o penso che abbiano avuto un Mose ma cinese sceso dal monte Chullalla di sto cazzo con dieci comandanti da trogloditi come “incendiate le foreste” e “fottete il prossimo”.  Di solito però, sono semplicemente convinto che siano dei ritardati.

Ha un non so che di fascinoso muoversi tra quei filari di spazzatura con atmosfera anni settanta. Calcolatrici stile iphone, scarpe da sera, occhiali da sole, coltelli da cucina, giocattoli di dubbio interesse, vestiti e strumenti per il giardinaggio. Tutto ammassato senza alcuna logica sopra scaffali chilometrici.

Inutile dire, che volendo comprare un regalo bruttissimo a mia sorella (visto che sono qui…) ho solo l’imbarazzo della scelta e la questione è decidere quali “leve” toccare.

Simpatia? Disgusto? Fastidio?

Passo in rassegna nuovamente tutto il ciarpame e riesco a restringere il campo a tre elementi.

1° – Palla di vetro della natività, dotata di sfera storta con dentro Gesù, Giuseppe e Maria che sembrano usciti dall’urlo di Munch. Fisionomie allungate e distorte, pitturate nei dettagli probabilmente con un pennello Cinghiale a setole dure da venti pollici, un pastrugno di colori incomprensibile. Giuseppe è quello che se la passa peggio, la faccia sembra la maschera di Scream. All’esterno, a fare da base, bue ed asinello paiono due carcasse mutanti fuse con il pavimento dopo una guerra nucleare.

2° – Riduttore di tavoletta del cesso per bambini, morbida, in plastica. Decorazione floreale, anche se i fiori sembrano stellette ninja, su sfondo verde fogna. Ma c’è anche con gli animali volendo. Il cuscino pare seriamente intenzionato a provocarti irritazioni e colorarti il culo di verde.

3° – Uccellino in gabbia finto, da montare. C’è un campione fuori, per mostrarlo intero, già montato. L’uccellino è caduto dalla base come se fosse morto, anche se è di plastica. Mi fa ridere. Strani ideogrammi e immagini rivelano che con la magia delle pile canta e balla anche se a me, a vederlo steso, sembra il risultato di un’esecuzione con la sedia elettrica. È davvero brutto ma non so perché, mi sembri rispecchi a pieno i proprietari di questo posto del cazzo. Ah! L’uccellino ha il ciuffo.

Ci ragiono un attimo. Alla fine opto per il tocco nostalgico dell’uccellino, che mi costa anche due euro in meno della natività.
Alla cassa, il ginepro cinese parla per la prima volta.

“Cinque euro, dieci per cento di sconto, due euro e settanta” esclama trionfante nel suo italiano stentato dopo aver trafficato con la sua calcolatrice cinese. Che ha grossi problemi con le percentuali evidentemente, oppure, è come dico io: questo è scemo.

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