Le soffitte sono la storia delle persone che le hanno abitate. Capita che trovi un numero di telefono di una casa in vendita, capita che ti incontri col proprietario, capita che per qualche motivo sia smanioso di farti vedere anche la soffitta. Capita che lui debba rispondere ad una chiamata riservata e si allontani e tu ti ritrovi tra la polvere, vecchie memorie sbiadite, e una grossa cassa appoggiata a muro. Sapete quelle casse semi-rigide, sempre di color rossastro/marrone, dalle pareti finissime e rinforzate sugli angoli da decorazioni in metallo opaco? Ecco quelle.
Se fossi stato in un film avrei soffiato via la polvere alzando una nuvola di scintille verso il fascio di luce che passava dalla finestrella lì a lato, ma di impolverarmi oltre non ne avevo voglia.

Alzo il coperchio e aspetto che gli occhi si adattino ancora un po’ alla poca luce. Delusione, tutto vuoto.
Solo una piccola busta impolverata e sporca che si è andata a incastrare su uno degli angoli in fondo alla cassa.
La prendo con due dita e fatico un poco per sfilarla via, la apro. Il cartoncino del biglietto è ingiallito o magari è stato sempre così, l’inchiostro nero è leggermente sbiadito, come anche i contorni delle lettere. Il messaggio invece, aveva ancora tutta la forza di un tempo. Forse era la lettera con cui il proprietario della casa aveva conquistato la moglie, non lo so, non ho chiesto, mi piaceva pensare così. Ho ricopiato la lettera sul telefono, parola per parola.
Diceva così:

“Quanto sono potenti le parole?
Di sicuro non possono spaccare una pietra o fermare l’impeto di un fiume. Di sicuro non possono resistere ad una tempesta, né tanto meno domare una mandria di tori.
Ma se queste parole saranno in grado di raggiungerti allora vuol dire che sono potenti abbastanza.
E se queste parole saranno in grado di esprimerti quello che provo allora significa che sono potenti come nessun’altra cosa, perché a nessun’altra cosa è paragonabile quello che sto provando.
Se queste parole riusciranno a parlare al posto mio, ti colpiranno dritto al cuore, e ti toglieranno il fiato, e ti lasceranno sospesa tra il piacere e il turbamento in un’estasi troppo intensa per non lasciare storditi. Questo faranno le mie parole, perché questo è quello provo.
E se queste parole riusciranno a parlarti, anche solo per un decimo di quello che sento, se queste parole ti arriveranno, non avranno bisogno di spaccare pietre o di fermare un fiume. Non dovranno resistere ad una tempesta, né tanto meno domare una mandria di tori. Perché se queste parole ti arriveranno, vuol dire che sono arrivate al cuore del mondo, e quando si arriva al centro del mondo non hai bisogno di arrivare da nessun’altra parte.
Questo devono fare le mie parole, e spero siano potenti abbastanza.”

Quasi quasi la trascrivo e la lascio nella mia, di soffitta.