Non sia mai che i cicciobimbi che si strafogano di happy meal capiscano che mucche e polli vengono segati a fette e infilati dentro i panini quindi, sul coperchio del mio panino unto e ciccione, McDonald pensa bene di mettere origami di galline e formine di vacche a fianco a gioiose foto di ortaggi che amano farsi scorticare, che quelli tanto se ne stanno sempre zitti.

Il mio panino si chiama 1955 anche se visto quanto tempo ci hanno messo a prepararlo ora dovrebbe essere almeno 1983, quando sono nato. In quell’anno qui c’era un Burghy probabilmente e le patatine non erano appena sotto il livello letale di assunzione di sale e la Coca Cola senza ghiaccio non sapeva di caffè diluito moltissimo e non era pieno di giovanissime mezze nude che quasi mi sento fuori posto o epoca, in questo mondo che spesso non mi piace.

Un po’per la gente e un po’perché ho finito di mangiare esco e cammino verso il centro, con dentro il panino che gorgoglia festante nello stomaco. “Non avrei dovuto” mi dico, che è la verità se pensi alla dieta o alla merda che in realtà stai mangiando.

Le strade sono gremite di giovanastri o vecchi e tutta una serie di certi sospetti individui che vivo così tanto da alieno che a questo punto mi chiedo se per quelli come me, in età di “pensiamo ad una famiglia” o “non sono più un ragazzino” e dai pensieri troppo rumorosi con un sacco di critiche al mondo che non va, ecco, io mi chiedo se non ci sia tipo una riserva da qualche parte, con un recinto, che  ogni anno è sempre più piccolo e con sempre meno ospiti. Stalla con tutti i comfort e pure wi-fi e pascolo, lontano dalla pericolosa gente della città che sai, ti può mangiare. Stai li lontano dagli altri e ti credi al sicuro ma poi un giorno arriva un furgone con la scritta “Real Life” e il recinto e la stalla, che tu credevi fosse per proteggerti e salvaguardare le tue idee beh, in realtà è appunto solo un posto per farti ingrassare meglio, con fieno gusto ipocrisia e biada ‘sogninfranti’.

Un giorno ti prendono e ti dicono che andate a fare una gita al museo dei macellai.

Me la immagino una scatola per un panino al gusto “me”, con fette di culo croccanti, insalata radioattiva di plastica e pane unto, magari dentro un happy meal, accanto ad un pupazzetto di Super Mario che mi piace molto Super Mario. La scatola è bianca con una striscia verde acido sotto il nome “Chicken Stupid”, perché ci sono cascato da pollo, e si sa, la beffa finale è un classico che piace sempre.

Chissà se nella scatola metteranno una foto di me o faranno un origami con la mia faccia.

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