Guardo una partita in streaming in un continuo bloccarsi e trasformarsi in un quadro impressionista. Strisce colorate, blocchi, immagini residue che si fondono con il flusso video e l’audio che si blocca, con la voce del commentatore che sembra una macchina in corsa che fa un incidente per poi ripartire magicamente. Le immagini tendono a bloccarsi proprio sui tiri e le azioni un minimo interessanti mentre ogni rimessa laterale o inquadratura di vip mai visti sugli spalti è liscia come l’olio. La televisione in sala intanto, è sintonizzata su un programma sportivo con telecronaca live. È una di quelle trasmissioni con gente che si insulta sboccatamente come bimbi piccoli, persone di una certa età vestite bene che vorrebbero spaccare in testa agli altri sedie e opinioni, sputando mentre urlano. Sento i commenti fino in camera mia e visto che il mio video è abbondantemente in ritardo, so già cosa accadrà sul mio schermo tre minuti dopo. La cosa mi innervosisce, dovrei alzarmi dal letto e raggiungere la porta per chiuderla, ma un peso di 150 chili sul petto con scritto sopra “pigrizia” mi tiene bloccato quindi alzo il volume per contrastare il rumore di quello scambio incivile di opinioni. Sa più di punizione che soluzione, i blocchi dell’audio sono fastidiosi quanto vedere un tizio grattare una lavagna e spesso partono scariche elettrostatiche a 200 decibel.

Tempo due minuti e si blocca del tutto anche il mio commento in spagnolo o almeno, credo fosse in spagnolo vista la sequela di “tscccc!” “skvriiiiitz!” e “qrrruacchh!” che uscivano copiosi dalle casse e che sembravano ben poco delle parole sensate.

Pare sia destino alzarmi e chiudere la porta che non vorrei sentire troppo chiaramente la telecronaca in tempo reale dalla sala. Mi trascino stancamente giù dal letto e appoggio la mano sulla maniglia.

“GOOOOOALLL DELL’INTEEEEER!” sento urlare da un pazzo a 10 metri da me.

Fanculo.

Spengo tutto.

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