L’uomo ci porta in una cantina oscura, muri bianchi grezzi e mille porticine con le sbarre. Sembra una prigione.

Penso che non vorrei essere fatto fuori in questo postaccio, che fa proprio film horror e mi starebbe sul cazzo sporcarmi su quel pavimento ma poi mi dico che non ha senso, perchè dovrebbe farci fuori alla fine? Siamo qua solo per prendere un mobiletto, levargli dalle palle un impiccio.

Mentre cerca le chiavi, l’uomo risponde nervoso al telefono sbraitando “Sono in cantina!”. Pare sia sposato. Pare che non veda l’ora di dare via quel capolavoro di mobilio.
Apre la porta sempre con il telefono infilato nell’orecchio destro. Dentro, una borsa con scritto sopra Guardia di Finanza mi rassicura un attimo anche se la parte malvagia del cervello dice che cosi sarà ancora più facile per lui nascondere i cadaveri, da tutore della legge. Scaffali pieni di trolley, ce ne sono almeno nove tutti colorati, PC, scatole piene di roba e li in mezzo, pezzi di legno verniciato grigio tristezza.

“Eccolo” dice, indicando proprio quei pezzi.

Dio se è brutto.

“Dovrebbe reggere no?” chiedo al mio amico, ma sembra ancora assorto nel guardare quel mobiletto orrendo smembrato.

I pezzi di legno sono spessi quanto lo scafo di un sommergibile e sembrano resistenti.

“Guardate…” dice l’uomo mentre prende e sale sopra un pezzo di legno con tutti e due i piedi.

“Vedete no? Resiste…ci stava sopra il mio vecchio Panasonic a 40 pollici”

“Ah, pure il nostro è un Panasonic…100hz?”

“Si…e quello pesava almeno 45 chili e ci stava sopra senza problemi”

“Il nostro 85…”

“Cosa? Scherzi? C’è dentro un nano morto per caso?”

Non so cosa rispondergli. Il mio amico prende 20 euro e glieli passa, io prendo i pezzi di legno e li carichiamo in macchina, abbandonata vicino all’ingresso di un cantiere senza il minimo riguardo. Una volta a casa, di nuovo la corsa per aprire la finestra passando dal piano di sopra, nuovo trasferimento di pezzi.
La scatola grigia prende forma tra viti, brugole e montaggio stile lego. Spostiamo la tele e infiliamo il mobile nell’angolo. E’ il momento.

Solleviamo quella bara di 82 chili con gli occhi fuori dalle orbite e lo piazziamo sul mobile. Sembrano fatti l’uno per l’altra, come gemelli divisi alla nascita.

Ma ci aspettiamo un crack.

Non c’è…

“Cazzo pare che regga…”

“Cazzo si…”

Ci meritiamo una Sprite.

Immagine