In macchina mi addormento sempre troppo facilmente nonostante i G di accelerazione di queste curve prese a cannone dal pilota, il rumore e tutti quei quadranti e lucine blu e verdi. Appoggio la testa sul sedile e mi ritrovo in una stanza con tappeti alle pareti che si allungano per almeno un metro sul pavimento. Sembrano dei persiani ma con abuso di fucsia e bianco. Ogni tanto da dietro i tessuti spuntano dei fregi di legno in foglia d’oro verticali e sinuose. In mezzo alla stanza una colonna tutta fregi e spuntoni é completamente rivestita di stoffa con fantasia floreale, rotta solo ogni tanto da piccoli specchi. Cerco un’uscita ma nulla da fare…sembra di girare in tondo.

All’improvviso sono fuori…c’è un tizio, un ragazzino olivastro magro e a torso nudo…agitato…che mi parla mentre l’atmosfera è inondata di polvere e luce solare. Non capisco quel che dice ma vedo che in mano ha una scatola. Gliela prendo perché intuisco che si tratta di una bomba…la butto dentro un buco nel marmo che trovo tra quei gradini dove sto in piedi…acqua verde davanti, colonne dietro, un tempio. Da una collina bianca ecco scendere camion gialli con un cassone bianco perfettamente quadrato…so che stanno venendo a distruggere il tempio, sono alti 3 piani. Ma quando arrivano di fronte, cipressi viola messi dentro aiuole triangolari bloccano la strada.

Io allora corro dentro il tempio e ora davanti ho una stanza larga e bassa dove, sul soffitto, fenicotteri bianchi dal becco rosso camminano a testa in giù mentre per terra, ciottoli dorati galleggiano in un acqua verde insieme a foglie d’acero rosse.

Mi sveglio che quasi sono arrivato e sui sedili davanti si parla di Roger Waters e famiglie inglesi. Scendo dalla macchina e saluto, di fronte al cancello di casa mia. Hanno cambiato le luci del vialetto in questi giorni…ora sono fredde e pallide.

Se c’è una cosa che il sole insegna, è che il colore giusto per queste cose è il giallo.