Si alza mio padre di notte, ieri, ed è una cosa tipica sua gettare un occhio nei vani della casa, una specie di scanning umano per vedere se tutto va bene. Mi becca cellulare acceso che scrivo un pezzo…saranno state le due e mezza…mi intima di spegnere che non è possibile di notte stare appresso a cellulari, tastiere e ‘ticchettacche’. Fingo di farlo fino al termine della ronda, poi termino il pezzo e provo a dormire davvero.

Stessa situazione oggi, anche se la ronda ancora non è iniziata e il cibo giapponese che macera nello stomaco si trasforma in sonnifero, occhi pesanti ed ecco che il limite tra i due mondi si sgretola e mi trovo davanti una torre in mattoni blu con una scimmia incoronata sulla sommità, bianchissima, enorme ma allungata, muso quasi da cane, corona rosso e oro. Nuvole ambra si intrecciano a X lungo l’altezza con enormi corvi neri con una zampa che ghermiscono teste e volano intorno alla costruzione…

…che si sgretola quando sento mio padre che si alza e pure io allora tiro su la testa per provare ad essere piu sveglio. Mio padre mangia qualcosa e conclude la ronda mentre ogni mio battito di ciglia diventa più lungo del precedente e le immagini piu precise…una banconota da un dollaro con bordi in pizzo…la tira fuori un giapponese pelato in una pagoda classica. Lui è un famoso avvocato, parla e ride vestito in un completo nero lucido con spalline pronunciate che vestono male la sua figura magra. Macchie della pelle sul cranio. In mezzo alla stanza un cilindro con la sommità tagliata in obliquo, fatto di giada…ci metto qualche istante a capire che è un orologio. Sfere d’oro incastonate al posto di numeri…bacchette di ferro nero come lancette.

Riesco ancora per qualche istante ad intravvedere all’esterno scale sospese che scendono e salgono, che si proiettano dal corpo della pagoda senza senso apparente e che incrociano finestre gialle e nere.

Poi tutto diventa notte e nebbia.