Questo pezzo non ha senso compiuto, è solo un pensiero che mi è venuto l’altro giorno in macchina, mentre guardando dentro me stesso cercavo di dare una definizione ai miei sentimenti. Neanche loro forse hanno senso compiuto.
Me li sono immaginati come un agglomerato di magma che scende lentamente e inesorabilmente da un docile pendio, come materia incandescente, scottano e bruciano e scaldano anche se te ne tieni lontano. E ribollono e si riversano colando su tutte la altre cose, e si mescolano e si rigirano su se stessi in una pozza di lava arancione e gialla che si autoalimenta e su cui non riesci a tenere nemmeno gli occhi aperti. E un attimo sono una cosa, e l’attimo dopo ne sono un’altra, e in quei dieci secondi che ti fermi a guardarli sono dieci cose diverse, e non sai distinguerne una dall’altra anche se sai qual è la tua preferita e quale vorresti che vincesse in questa lotta che rotola verso valle.

Sai che tutti questi sentimenti fanno parte di te, ma non sai quando si saranno raffreddati, alla fine della discesa, quali avranno prevaricato gli altri e preso forma solida e definitiva, e speri che durante il tragitto qualcosa, una roccia, un albero che si incendia e prende a rotolare pure lui, un canale d’acqua che vi si incrocia e che evapora in una nuvola di nebbia, abbia posto le condizioni affinché tutti quei sentimenti si concretizzino proprio nella forma che vorresti tu. L’ordine dal caos. Sentimento tra i sentimenti. Uno, solido ed eterno.