Certi giorni riservano sorprese di punto in bianco, che poi fossero annunciate non sarebbero sorprese…
Succede che vai a lavoro parcheggi la macchina nei soliti dintorni e ti accorgi di un manifesto che non sai da quando stava lì ma lo hai visto solo in quel momento. I tre allegri ragazzi morti, 20 giugno. Cavolo il 20 giugno è passato, ah no, è oggi, ma gli amici mi aspettano per la partita nella direzione opposta. Questi cominciano alle 21.00, non si fa in tempo.
Poi in ufficio scopri che in realtà ci sono altri due gruppi prima di loro. Quasi quasi…

Il lavoro va come va, la partita va sicuramente peggio, la pizza aveva il pomodoro acido ed era cruda, ma per lo meno, ad un certo punto si va al concerto. In due, giù ci sono un paio di amici che stanno già a sentire i gruppi spalla.

Finalmente arrivano, tutti mascherati come loro solito, rifletto sulla maschera, sul palco, la comunicazione. Forse ne dovrei indossare una anche io, forse lo faccio.
Ogni volta che sono a un concerto penso alla parte di me che non sta lì, che sta da un’altra parte, e a me sembra sempre che chi canta sia lì solo per me, o per quella parte, che mi vuole dire qualcosa. Non so come fanno, ma quei testi sembrano proprio diretti a me, come fanno a sapere tanti cazzi? L’anno scorso mi sono torturato con la loro hit, era uscita a primavera mi pare, ma stanotte in mezzo a qualche centinaio di persone stavano cantando solo per me.

E mi lasciano con un pensiero di una canzone che conoscevo ma non avevo mai notato, ve lo dicevo che stavano lì per me.

Io ci riprovo ancora
stavolta senza misura
ti giuro che ci provo
ma senza paura

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