Mi piace il suono della pioggia. Quella pesante che batte sull’asfalto, sopra i tetti, che sgocciola cadente dalle ringhiere sopra al rombo di sottofondo. Che rimbomba per le i canali di scarico, che rimbalza sulle foglie e muore silenziosa tra l’erba.
È il suono di chi arriva e lava via tutto. Di chi ti dice adesso basta, ripuliamo tutto per bene, qualsiasi cosa hai fatto non conta più. Inizia un nuovo ciclo.
Mi piace sentirla la mattina presto quando è ancora buio, dentro al letto, e l’acqua sembra così densa e capace di sollevare casa a trasportarla via con sé. Andiamo, portami dove vuoi, dove il mondo è più pulito. Dove c’è acqua per tutti. Io mi giro dall’altra parte e chiudo gli occhi, ma tu portami via con te.
Mi piace vederla dalla finestra disperdersi in milioni di cerchi e zampilli, vederla scendere di traverso, fitta e densa sopra ogni cosa, mi piace distinguerla in ogni orizzonte, anche dove sembra non vedersi. Mi piace guardarla lontanissima, quell’alone scuro nel cielo sotto le nuvole grigie: chissà se è pioggia anche quella.