Mi piace il suono della pioggia. Quella pesante che batte sull’asfalto, sopra i tetti, che sgocciola cadente dalle ringhiere  sopra al rombo di sottofondo. Che rimbomba per le i canali di scarico, che rimbalza sulle foglie e muore silenziosa tra l’erba.

È il suono di chi arriva e lava via tutto. Di chi ti dice adesso basta, ripuliamo tutto per bene, qualsiasi cosa hai fatto non conta più. Inizia un nuovo ciclo.

Mi piace sentirla la mattina presto quando è ancora buio, dentro al letto, e l’acqua sembra così densa e capace di sollevare casa a trasportarla via con sé. Andiamo, portami dove vuoi, dove il mondo è più pulito. Dove c’è acqua per tutti. Io mi giro dall’altra parte e chiudo gli occhi, ma tu portami via con te.

Mi piace vederla dalla finestra disperdersi in milioni di cerchi e zampilli, vederla scendere di traverso, fitta e densa sopra ogni cosa, mi piace distinguerla in ogni orizzonte, anche dove sembra non vedersi. Mi piace guardarla lontanissima, quell’alone scuro nel cielo sotto le nuvole grigie: chissà se è pioggia anche quella.

 

Mi piace stare in mezzo alla strada quando il cielo prepara il suo pianto liberatorio. Quel cielo mesto, da tramonto ma senza arancio. Il vento immobile, la quiete tutta intorno, non una macchina, non un suono, non un’anima viva. Solo, a volte, qualche tuono in lontananza, ma se non c’è è anche più bello. Mi piace quando arriva, di colpo, acqua e suono insieme, una doccia rinfrescante dopo dieci chilometri di corsa. Mi piace sentirmela addosso, quella che in dieci secondi sei zuppo fradicio, la polo verde prato diventa verde oliva se non più scura, i jeans diventano aderenti come dei calzini.  Mi piace starmene lì sotto, come un bambino nel fango che pensa solo a riconciliarsi con la natura che lo ha creato. Niente etichette, nessuna preoccupazione, niente mamma a sgridarci, niente paura della polmonite. Sotto la pioggia, a sorridere e a mischiare le proprie lacrime con quelle del cielo.

Lì sotto a pensare alle cose belle, alla libertà, a qualcuno che si preoccupa al posto tuo, che se sbagli lava via tutto al posto tuo, e che se fai bene lava via tutto lo stesso, così potrai dimostrare chi sei ancora una volta. Qualsiasi cosa è stata sarà di nuovo, se vuoi uguale, se vuoi diversa. Una nuova opportunità, come quella che ha l’acqua che piove, evapora, si condensa in nuvole e piove di nuovo. Mai la stesse gocce, sempre lo stesso ciclo.

Liberi sotto la pioggia, vivi sotto la vita. A pensare che se non fossi solo lì sotto ti toglieresti via i vestiti bagnati, li toglieresti via a lei e scivoleresti tra le sue braccia bagnate e ti ci invischieresti, e la stringeresti forte da sgusciare via, per immortalare con un bacio quel ciclo lì, quello perfetto, quello che volevi, quello che aspettavi e che non tornerà mai più.

Prima o poi la pioggia giusta arriva, e saranno lacrime.