I miei giorni cominciano all’alba, ad un’ora variabile che va dalle 6.30 alle 7.30. I miei pensieri cominciano all’alba, a volte anche un po’ prima. Cominciano talmente presto che alle 9.30 ne sono già stanco. Vorrei poter spegnere tutto, staccare il cervello, fare pensieri nuovi, pensieri comodi, pensieri egoisti, pensieri che tendono alla mia felicità pura e diretta, una felicità che non passi per quella di altri. Servire la gente come la gente serve me: “Questo è quanto, se non ti va bene smamma”. Che male c’è in fondo ad essere così semplici? Le complicazioni sono dure da metabolizzare, molto più facile capire quello che abbiamo sotto gli occhi. Molto più facile capire quello che conosciamo e abbiamo avuto sempre intorno. La verità è semplice, e le scelte sono un bivio. 

I miei giorni cominciano all’alba e i miei pensieri sono gli stessi da tanti mesi, le mie paure le stesse da tanti mesi, e pure i risultati sono gli stessi da mesi. E ogni giorno si è un po’ più logori: quando arriva il momento in cui ci si arrende all’evidenza? Quanto bisogna insistere su ciò che continua a deluderti ed illuderti per arrivare finalmente alla verità? Quanto bisogna fidarsi delle parole, dei pensieri e delle sensazioni se i fatti vanno sempre da un’altra parte?

I miei giorni cominciano all’alba e muoiono nella fiducia tradita, nella speranza delusa, negli sforzi vani, nelle parole calpestate, e nei gesti non ricambiati. I miei giorni muoiono abbracciati in un cuscino per cercare un po’ di fresco, ricacciando indietro dubbi e sofferenze, qualche volte rabbia, ad un’ora sempre più vicina a quella del tramonto, perché l’unico modo che ho per spegnere tutto, per staccare il cervello, è quello di abbandonarmi al sonno e alla purezza del niente.