Il buco nero è una punto nello spazio in cui la forza di attrazione gravitazionale è talmente alta che niente all’interno del suo campo può uscirne, nemmeno la luce. Una sorta di spugna spaziale che trattiene tutto quello che le passa sottomano. Una calamita che raccoglie tutto, senza distinzione. Certe volte mi sento così, anche se distinguo. Una parola, una promessa, una frase, una coltellata, una canzone, un pianoforte, una foto su Pinterest, una battuta di un film, cento battute di film, un angolo di casa, le porte bianche, una mela rossa su una tovaglia verde, un nome, due nomi,”Black” dei Pearl Jam, le scelte, le vongole, i perdoni, i medici, i parchi, il mare, la pioggia e i temporali, il blu, le mani, la calligrafia, una felpa, un’operazione, una culla, un viaggio, un litigio, un perdono, tutto mi piomba addosso e mi ci rimane, non posso scrollarmelo di dosso e non voglio.

Ma c’è un teoria, un’intuizione del tutto campata per aria nelle fisica. L’universo è simmetrico e le energie sono antitetiche. Se esiste un buco nero deve esistere anche un buco bianco, che, al contrario del buco nero, rilascia tutto quello che risucchia amplificandone l’energia. Non solo, entrando in un buco nero si esce da un buco bianco da un’altra parte dello spazio e del tempo. Un tunnel a senso unico che ti porta da una parte all’altra dell’universo e che non puoi rifare al contrario. Una volta che ci entri, non torni più indietro.

Chissà se è davvero così…