A volte è una botola che si spalanca sotto i piedi, apnea, cuore in gola e smarrimento per un salto nel vuoto che non puoi evitare. Su quella botola c’avevi costruito il tuo traballante futuro perché eri certo che non si sarebbe aperta mai. E in quell’attimo che hai sentito il vuoto ti sei reso conto di quanto sei stato stupido, per tutto il tempo. Conoscevi perfettamente quel rischio ma hai deciso di essere incosciente. Le vite si costruiscono dove il terreno è solido, dove sotto i piedi c’è qualcosa di vero, concreto, non aria.

Non parole. Milioni di parole. Magari milioni di milioni, lo avrebbero anche riempito quel vuoto. Le parole hanno un peso ma non hanno volume, pesano sul cuore ma non lasciano un segno, le parole per alcuni sono solo un mezzo per avere altre parole. Le parole sono bugiarde e le loro bugie sono impalpabili, se colpisci con un sasso vedi sangue, le parole sono più sicure. Sono ritrattabili.

A volte non ci credi nemmeno che le parole possano mentire così, perché dicevano di essere importanti, di essere vere, solide come la pietra, fresche come l’acqua e genuine come un bambino. Dicevano che ci potevi contare, e lo dicevano con una tale fermezza che a volte viene più naturale credere che fossero vere veramente, e che ora ci siano altre parole.

E le parole ti attraversano, appeso ai due capi come una rete da pesca. Come ti attraversa il vento e il sole e il verso dei gabbiani e tutto il resto intorno, e tu non vali più di tutte quelle parole che eri stato tutto quel tempo. E non senti più, né il vento, né il sole, né le parole. Non pesi, non hai volume, sei leggero, come una di loro.