Non acqua in cui specchiarsi,
non ali per levarsi sopra la miseria,
non la redenzione per il corrotto,
o la riscossa per l’umile,
non la ragione del creato e le stelle,
né motivo all’esistenza,
non la spiga genuina né la fragranza del pane,
né i piedi sull’erba o l’onde del mare,
non occhi aperti di purezza,
non fianchi in cui morire le notti,
né baci per risvegliarle,
non il senso del tempo,
non la misura del mondo,
non la salvezza,
tu sei,
ma il disperato rimpianto di una primavera tarda.
L’abbraccio impaziente alla stagione sbagliata,
l’unico frutto acerbo che hai saputo cogliere.
Prigione di un cuore rapito tu sei,
torre desolata,
catene alla finestra,
sogni di fughe,
libertà inibita e vita tradita e verità taciuta.
Bisogni rinnegati tu sei,
costretta nei tuoi crepuscoli gelidi
a immaginar fuori il calore di un’alba.
Nessuna alba sarà mai calda abbastanza di lassù,
nessuna promessa spezzerà le tue catene,
nessun sussurro scalderà le tue gote
e nessuna primavera succederà mai al tuo inverno.​