Brava Giovanna, brava

Categoria: Sintomi pre-influenzali

Estratti di racconti che se fossero completi sarebbero dei romanzi

Leggero

A volte è una botola che si spalanca sotto i piedi, apnea, cuore in gola e smarrimento per un salto nel vuoto che non puoi evitare. Su quella botola c’avevi costruito il tuo traballante futuro perché eri certo che non si sarebbe aperta mai. E in quell’attimo che hai sentito il vuoto ti sei reso conto di quanto sei stato stupido, per tutto il tempo. Conoscevi perfettamente quel rischio ma hai deciso di essere incosciente. Le vite si costruiscono dove il terreno è solido, dove sotto i piedi c’è qualcosa di vero, concreto, non aria.

“Ma dov’è finito Dio?” – capitolo 1 – L’elezione

Questa è una storiella (breve? lunga?) che mi è venuta in mente ieri sera. Ci sono diverse cose che l’hanno ispirata, alcune sono anche evidenti ma sicuramente prenderà una piega diversa a seconda di come mi sveglio la mattina. Questo è il primo capitolo, non so nemmeno se ce ne saranno altri, ma forse, non importa neanche.

10 Miliardi di persone seguivano con interesse il grande evento sugli olo-schermi nelle abitazioni e nei laser-silver bianchi da 80 metri per 50 piazzati nei centri di raccolta mondiali.
Stava per essere eletto un nuovo Dio, come succedeva ogni mille anni.
L’anno attuale in realtà non era chiaro a nessuno da quando uno dei precedenti “Dio”, che inspiegabilmente riusci a bypassare i controlli neurali che impediscono agli eletti di dire, fare o pensare a cazzate o mosse stupide, decise che i calendari fossero un parto di qualche entità aliena malvagia, costringendo tutti ad un lavaggio del cervello e rimuovendo dalla memoria età, date dei compleanni, utilità dei calendari e dei santi e marche di orologi famosi. Quel Dio venne rimosso a tempo di record e subito venne fatta una nuova elezione ma il concetto di calendario era ormai andato perso per sempre.
Le motivazioni che hanno portato a queste “elezioni” cosi particolari sono quanto di più semplici possano esistere anzi, in realtà è tutto riconducibile ad una sola frase:

“Mi avete rotto le palle”

C’era una volta a New York

Il giorno che ti svegli con le ossa rotte e i denti spaccati la prima cosa che ti domandi è quale degli stronzi che ti hanno ridotto in quel modo ucciderai per primo. La seconda è in che modo.

Mi chiamo Jimi Lion, negli ultimi quattro anni della mia vita sono andato a letto col sole e mi sono svegliato al tramonto. Quando le luci si abbassano e la città si addormenta le strade si riempiono di topi. Spacciatori, puttanieri, borseggiatori e stupratori. All’ombra della luna diventa pericoloso comprarsi anche un cazzo di hotdog. L’ultimo mi è costato un dito, un distintivo, e un cadavere a saldo. Con quel maledetto hotdog ho smesso di essere un poliziotto e ho cominciato ad essere un assassino. Se ci ripenso ricordo ancora adesso il sapore della senape mentre spingevo il tacco della scarpa dentro il cranio di quel farabutto. Voleva il portafogli. In un altro giorno lo avrei anche accontentato. Ma non in quello. L’unica cosa che ottenne fu il mio mignolo sinistro e un cartellino attaccato all’alluce. Mentre esalava l’ultimo respiro raccoglievo due tovaglioli dal carretto e mi ripulivo la bocca.

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