Sto a duecento metri d’altezza su un pennone traballante e mi chiedo cosa succederebbe se cadesse una bomba atomica li…in fondo, dove la foschia copre i palazzi. Mi salverei? Crollerebbe il pennone?
A volte preso dalla follia vorrei quasi finirci in una situazione catastrofica, ovviamente sopravvivendo, giusto per sperimentare paura, adrenalina e raccontare spaventosi eventi ai posteri…
Sono pazzo.
Ne parlo con gli altri, si discute delle bombe che stanno in frigo negli stati uniti e in Russia, che a parlare di guerra fredda a Berlino sta sempre bene.
“Ma si…è uno spreco…tutte quelle bombe…ecco perché l’America ogni tanto ci prova a fare il bullo con qualcuno…”
“Finché qualcuno non lo fa con loro e si ritrovano a culo bruciato…”
“Invadere l’America o la Russia è impossibile…che fai…vai dall’Alaska…linea tratteggiata, entro in Kamchatcha, dadi rossi e attacco con quattro?”
“Sorvoli con gli aerei…”
“Ti intercettano subito…”
“Prendere Mosca però è meno difficile rispetto ad una volta…ora ci sono i giubbotti pesanti…la Colmar fa i giubbotti pesanti…”
Silenzio.
Sotto la torre, piccole formichine operose si muovono tra blocchetti simil lego e micromachines che io allungo il dito verso il vetro per spostarle e giocarci.
“I russi avevano fatto questa mega bomba per divertimento…roba da cento gigatoni fatta esplodere in Siberia…cinque chilometri di diametro di palla di fuoco…pensa che l’onda d’urto è arrivata in Svezia e ha tolto la vernice alle staccionate…”
“La Svezia non sarà mica stata contenta…”
“Eh non credo…ma di certo non rispondi male al bullo del quartiere….zitto e compra tre barattoli di vernice bianca per legno…”
Silenzio ancora. Sto li un altro po’ a guardare lo skyline…poi scendo dalle nuvole, tra le formichine di prima che ora sono grossi e pacifici tedesconi, per godermi le ultime ore di Berlino partendo da checkpoint Charlie, dove Russi e Americani giocavano a poliziotto buono e poliziotto cattivo nella loro guerra di nervi.
Mentre mi allontano da Alexanderplatz, da qualche parte intanto, sta nascendo un nuovo pazzo o dittatore che si ritroverà a giocare nelle stanze dei bottoni, che qualcuno le chiavi do quei posti, da qualche parte, le conserva sempre.