Mi sono sempre considerato astemio. E ne avevo motivo. Poi ieri sera a cena, per rallegrare un po’ la serata, (che poi non ho mai capito cosa ci sia di divertente nel vino, ma vabbè, conformiamoci,) abbiamo iniziato a cantare cori e a bere come spugne (ammesso che le spugne bevano).

Ho bevuto. Tanto. Troppo, probabilmente. Secondo me no, ma se avessi incrociato la paletta dei carabinieri mi sa tanto che non sarebbe stata della stessa idea.

Però ho notato che sì, un po’ l’aria era frizzante, che sì, un po’ la testa era ebbra, che sì, l’equilibrio era andato in pausa sigaretta, ma, nonostante tutto, non ero così devastato come avrei dovuto essere. Non m’aveva preso quella cosa che mi prende di solito quando bevo e che mi incolla le chiappe alla sedia e mi fa assumere una posa simile a quella di un pupazzo di neve disciolto al sole.

E allora ho capito: no che non è il vino a ridurmi in quella maniera; no che non è la birra doppio malto; no che non sono i mojito, le caipirinha e i sex on the beach vari. No. Quello che mi stende su ogni superficie vagamente confortevole sono quei cazzo di tortellini alla boscaiola che di solito mi mangio prima.

Chissà se l’hanno inventato il Boscaiola Test.