Io con tre pizze in mano, lui tre cesti gialli. Tagliamo entrambi la strada in diagonale, incrociandoci esattamente nel mezzo. Io con un pile blu ‘da casa’, jeans larghi, Merrel grigie, lui tutto in nero, cappotto lungo e cappello a falde larghe…sembra un po’ il cattivo di ‘Chi ha incastrato Roger Rabbit’.

Ha il pizzetto, gli occhiali e mi fissa mentre ci incrociamo e mi chiedo dove stia andando con quei cesti da lavanderia…c’è solo la pizzeria dietro di me.

Vi dirò, a me questi incontri strani, tra persone opposte ma che in quel dato attimo nella storia del mondo si incrociano e si legano per un istante tra differenze e cose in comune, come nel quadro di Escher…mi intrigano, non posso fare a meno di chiedermi chi sia e che cosa faccia quest’uomo, perché vada in giro vestito da spia sovietica e soprattutto…a che servano i cesti. La stessa curiosità di quando vedo le finestre illuminate di case sconosciute o uomini e donne al telefono, quando non senti cosa dicono ed hai disposizione solo i loro gesti per inventarti una storia su di loro.

Ecco, se non avessi una pizza da mangiare probabilmente lo seguirei. Controllare in che porta entra, se ha una macchina, se sotto il cappello nasconde una pelata o dei capelli.

L’ho fatto una volta, con un uomo che incontravo sempre sul pullman…sguardo da psicopatico e occhiali con montatura in osso. Lo seguii per quasi un quarto d’ora tra le viuzze di Varese, fermandomi quando lui si fermava, camminando dietro di lui, cercando di non farmi notare finché non me lo ritrovai davanti, fermo immobile, sotto un arco all’ombra, sguardo fisso e inespressivo.

Mi fissava…come se avesse capito tutto.