Bhe, direi che ci siamo.

Mentre tutto il resto d’Italia si è goduta l’ultima settimana di estate e sole, qua da me è tutto molto chiaro da tempo ed oggi, comincia anche a fare freddo sul serio, che lo senti nelle mani e nel petto, quando esci la mattina in felpa e ti accorgi che non basta più. Tempo venti minuti e sarò ad allenarmi nella solita piazza, ma nei tavolini del bar non ci sarà nessuno, le piastrelle in roccia rossa saranno gelide, l’altalena bagnata e ad ogni trazione, un litro di acqua mi entrerà nel colletto costringendomi a brutte imprecazioni. Circondato da sbarre più scivolose di un’anguilla addormentata e muretti viscidi, con i piedi zuppi per ogni fottuta pozzanghera nascosta dietro l’angolo.

Ho tirato fuori la felpa grigia con cappuccio per il primo vero allenamento autunnale, un’occasione speciale. Ci sto dentro tre volte ed è la stessa con cui ho iniziato a correre quando ero 107 kg di ciccia e che continuo ad usare trenta chili e tre anni dopo. Mi hanno detto mille volte di buttarla, visto che quando ce l’ho addosso sembro una tenda da campeggio afflosciata , ma non ci riesco. La vedo e mi ricordo gli inverni passati a correre sotto la neve e l’impegno e la fatica di ogni santo giorno, con i talloni distrutti, il fiato che spariva dopo un minuto e una specie di katana nella milza. Ma tre anni dopo, che tutto è cambiato, mi ricorda anche che se ce l’ho fatta da depresso ciccione del cazzo posso farcela sempre o almeno provarci, in qualsiasi cosa, sempre.

Si insomma, mi fa sentire forte questa felpa, anche se è larga ed entra aria fredda in mille punti diversi, anche se non è di calzamaglia e non è blu con una S davanti, anche se ha solo un cappuccio ma nessun mantello rosso.

Un costume per supereroi sobri.

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