Brava Giovanna, brava

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Pillola del 186° giorno – Family

Se devi scrivere un pezzo breve, che non hai voglia e sei stanco, devi puntare alla frase d’effetto, stile Oscar Wilde o Bacio Perugina quindi mi sento già spacciato.

Riesco solo a pensare alla torta che sta ancora cuocendo in forno, che non è per me, che non potrò manco assaggiare ma che inonda di profumo la casa.

Il bello della famiglia é questo, anche se a sto giro rimango in bianco. Torni a casa, dopo 12 ore di lavoro, occhi come due palle da bowling rosso lucido e brillantini e ti trovi due pezzi di carne in padella…non devi stare a pensare ancora a come sopravvivere dopo che ci hai provato il resto del giorno. Ci sono pizze, torte e tutta quella roba buona di cui non sapresti manco dire gli ingredienti. C’è il letto fatto, riscaldamento pagato, magliette e pantaloni stirati, profumati, perfettamente stoccati dentro i miei magazzini armadi. Hai qualcuno con cui dire due frasi a voce alta, senza stare a pensare tra te e te, parlare da solo come un folle. Poi magari manco ascolti e nemmeno ti importa dell’argomento…ma non è quello che conta.

Non sono un bamboccione eh…mica del tutto. Vorrei provarci…a vivere da solo dico…problematico nella mia condizione di lavoratore vagabondo schiavo senza futuro certo, con quei prezzi che ti ci compri stock di organi di ricambio, tasse, stress e la pazzia maniaco-depressiva sempre in agguato dietro angoli bui o lavatrici comprate in offerta o mobili Ikea in saldo. Tocca andarci cauti, come quei cartelli sull’autostrada…sopra c’è disegnata la carreggiata, nuvole grigie ciccione per simulare la nebbia.

“Se vedete cosi velocità 40km/h”

Non so…mi mancano tante cose…dentro e fuori. Non ho amore, la pazzia sta sempre all’uscio, soffro di distrazione cronica, i documenti importanti mi causano sonnolenza. Ho trenta strade davanti, venti dietro…alberi e cespugli…mi sembra di non vederci bene per nulla come in un vicolo buio…ancora fatico ad imparare le cose fondamentali, manco di lucidità, serenità e un sacco di altre cose che finiscono in ‘ità’.

Quindi me la tengo stretta,la famiglia, che mi serve davvero…per adesso.

Almeno finché non sarò grande abbastanza da andare in giro da solo di notte…al buio.

L’arte dei piccoli gesti.

A casa mia è mia madre quella con più manualità, la pittrice, l’artista, quella precisa e ordinata. Ovvio, anch’io sono un artista ma insomma, è lei che riusciva a far stare dentro un cassetto 80 magliette, o a chiudere una delle mie valige da weekend, che di solito contiene vestiti per un mese.
Però ci sono dei momenti in cui nemmeno lei riesce a stare al passo, in cui, se mi serve un tocco da vero esperto, devo chiedere a mio padre. Oggi è proprio uno di quei casi speciali; devo partire e ciò significa che devo sistemare quei due-tre affari urgenti prima di prendere l’ennesimo aereo. Tra questi “affaruncoli” c’è anche quello di spedire un dannato pacco dall’altra parte dell’Italia.

Ora, non ho scatole adatte, sono un disastro in queste cose e sinceramente, ho veramente poco tempo da dedicare alle operazioni di bricolage che oltre ad annoiarmi si risolvono in tragedia, quindi non mi resta che chiedere al boss, mio padre, per fare un lavoro fatto bene.

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