Che i biglietti di auguri tocca scriverli sempre a noi

Tag: parole

Il contatto

Leggero

A volte è una botola che si spalanca sotto i piedi, apnea, cuore in gola e smarrimento per un salto nel vuoto che non puoi evitare. Su quella botola c’avevi costruito il tuo traballante futuro perché eri certo che non si sarebbe aperta mai. E in quell’attimo che hai sentito il vuoto ti sei reso conto di quanto sei stato stupido, per tutto il tempo. Conoscevi perfettamente quel rischio ma hai deciso di essere incosciente. Le vite si costruiscono dove il terreno è solido, dove sotto i piedi c’è qualcosa di vero, concreto, non aria.

Le parole

Le soffitte sono la storia delle persone che le hanno abitate. Capita che trovi un numero di telefono di una casa in vendita, capita che ti incontri col proprietario, capita che per qualche motivo sia smanioso di farti vedere anche la soffitta. Capita che lui debba rispondere ad una chiamata riservata e si allontani e tu ti ritrovi tra la polvere, vecchie memorie sbiadite, e una grossa cassa appoggiata a muro. Sapete quelle casse semi-rigide, sempre di color rossastro/marrone, dalle pareti finissime e rinforzate sugli angoli da decorazioni in metallo opaco? Ecco quelle.
Se fossi stato in un film avrei soffiato via la polvere alzando una nuvola di scintille verso il fascio di luce che passava dalla finestrella lì a lato, ma di impolverarmi oltre non ne avevo voglia.

Pillola del 105° giorno – Che ti manca?

Ogni istante pensi alle tue mancanze. Ci puoi riempire secoli di vita e pensieri con la roba che ti manca.

Oggi mi mancano pure le parole.

E alla fine…perchè no? Sì.

Serata strepitosa si, conosci nuova gente si, stai in giro, mezza lombardia in macchina, parli tantissimo, di tutto, stai bene, ti diverti sì. Un tuo amico ti chiama alle 2:43, ubriaco, ha mangiato indiano, dietro la sua ragazza parla con i suoi amici , ti chiede “Dove siete? Stiamo andando via dai navigli, ci vediamo no, forse, facciamo la prossima volta? Sei un grande, ti stimo”. Sì anche a questo.

Insegui una macchina rossa, la guardi da due ore e non capisci che macchina è, loro guidano il trenino, ciao alla bionda e alla mora, ricorderò ancora i vostri nomi domani? Sì..o forse no. Simpatiche sì, ma la macchina proprio non mi piace, ne davanti ne dietro, con il navigatore per i navigli, e ci siamo persi ancora, si. Anch’io ho una macchina si, d’epoca e di Milano, del ’69, bella come la morte ma non funziona, però è bella si.

Inchiostro antipatico

Sei il ricalco di una pagina strappata, invisibile alla vista e irriconoscibile al ricordo. Non sei altro che le lettere confuse di parole illeggibili scritte senza inchiostro sopra alle righe di una pagina non loro. Parole che non hanno più senso, che evocano solo da lontano la forza che hanno avuto un tempo, parole bianche, trasparenti, innocue. Parole già dimenticate e di cui nessuno si curerà più: né io, né tu. Parole vuote, mancate, rinnegate perfino.

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