Succede che sei dentro alla sala Giove, fila G che come con le donne, è sempre il punto giusto, e ti guardi un film in cui il protagonista prima guarda divertito nel suo letto quattro fighe nude che si strusciano poi, viene tradito, quasi ucciso e abbandonato in un pianetaccio ostile ma lui niente, picchia a sangue mostri con ottocento denti, venti lame e spuntoni e altra roba letale, si sistema fratture infilando chiodi e girando pezzi di gambe a mani nude e non contento, si inietta veleno per passatempo e fa atterrare un esercito pieno di feccia spaziale armata di fucili, coltelli, sparafulmini, bombe e tutte le robe dannose per la salute che potete immaginare e che vogliono infilargli la testa nella scatola dell’happy meal. Tutto secondo i piani ovviamente, decide di fregare ai gentiluomini in visita una navetta spaziale, diminuendone il numero dei passeggeri drasticamente, diciamo pure tendendo allo zero, utilizzando femori di mostri con lame sopra e tagliando giogulari, arti, teste e pigliandoli pure per il culo tipo facendogli “Buuu” alle spalle quando non se lo aspettano o con gli scherzi telefonici. Non contento, si mette pure a tagliare pezzi di bestiacce incazzate mentre massacra gli umani rimanenti e guida moto volanti nella notte piovosa di uno schifo di pianeta in cui pure i fottuti sassi vogliono la tua pelle. Si cauterizza una ferita di un metro che pare il morso di un’orca assassina con un residuo di bomba atomica e riesce pure a svagarsi con un mercenario lesbica come le aveva precedentemente annunciato a metà film, giusto per concludere in bellezza.

Un protagonista con due coglioni quadri insomma, un film da veri uomini sudati e brutti, palestrati e tatuati.

Eccolo lì con la sua navetta, davanti il futuro, deve solo uscire di scena con qualcosa di epico e un dito medio alzato.

“Di a tizia di tenere un posto per me nel suo cuore e tu tizio, non perdere il tuo coraggio” dice nell’ultima scena, tra lo sconcerto dei feromoni della sala.

Tutti ci guardiamo.

Ma che cos’è sta roba da checche?