C’è una voce al telefono…dice qualcosa del tipo “disattivare il servizio di disabilitazione per poter effettuare la chiamata” senza aggiungere nulla, non un sito o un numero da chiamare che comunque non potrei contattare non avendo disattivato il servizio di disabilitazione.

Forse devo urlare qualcosa verso il cielo, forse è uno scherzo, forse devo implorare l’aiuto di Super Telecom con mantello rosso, forse non so cosa sto facendo, forse posso convincere i miei che il telefono non serve e che piccioni e fumo e pony express sono meglio ma sotto sotto, prego Dio che la regola inglese della doppia negazione venga applicata anche al resto della vita e che ‘disattivare’ e ‘disabilitare’ si annullino…magari già da domani si, appena sveglio.

Ne sono convinto, dico a Madre che risolverò tutto domani, che ho un piano il che è quasi una cosa vera e che consiste nello schiantarmi sul letto, dormire e sperare che una qualche sorta di magia operi nei cavi o un folletto operoso che lavora di notte si accorga di anomalie e che sistemi tutto smanettando su tastiere a velocità Jessica Fletcher su macchina da scrivere…ricordate no? Nella sigla della Signora in Giallo dico…all’inizio credo, con la canzoncina che faceva “Dan-Dan-Dan-Dan-Dan…Dan-Dan-Dan…Dan-Daaa..” che poi, quando penso alla Jessica, più che la sfiga che si porta dietro…a volte mi pare di vedere uno scheletro con la falce dietro di lei…mi vengono in mente le vecchie con i capelli cotonati. Da dietro sembrano tutte uguali e tutte sistemate dallo stesso parrucchiere che a sto punto dev’essere milionario visto che le fa in serie peggio degli scaffali IKEA. Hanno questi boccoli e forme cespugliose con colori da mezzo piccione sporco che io mi dico che sarebbero meglio come quelli di mia nonna a sto punto, bianchissimi e pure mezzi-punk. Quello si che era stile.
Ora, io dal giro del parrucchiere mi sono tolto da un po’ e la cosa che mi stupisce, e qua le cose si incastrano in maniera meravigliosa, è che l’altro giorno mio padre mi fa…

“Figlio…orsù prendimi un appuntamento per metà ora dopo la terza di meriggio dal tosatore di chiome”

…e io subito, sul telefono di casa, ancora lontano dal dramma della disattivazione di disabilitazione, con memoria e velocità digito il numero “20-22-64” che forse è l’unico numero fisso che sono riuscito a ricordarmi ed ecco il vecchio parrucchiere dell’ormai infanzia, Massimo, lì che mi parla al telefono e mi chiede cosa faccio, cosa combino e no…non ce l’ho la ragazza..eh in paese non ci sono quasi mai…si la fotografia qualche soddisfazione la tira fuori finalmente.

Lo saluto che alla fin fine lo conosco da vent’anni abbondanti e fa sempre piacere, mi passo una mano sulla testa rasata in memoria dei giorni dei capelli sugli occhi o del gonfiore post-phon o del che bello era tirarseli indietro. Ormai essere pelato non è più un problema, ormai non mi importa ed è incredibile invece, quanti altri mille altri problemi del cazzo mi sono creato per sostituire l’ansia del pelato con mille altre micro ansie da minorato mentale che mi rendono insicuro come un tavolo a due gambe.
Tipo, ieri ero in un locale gonfio di gente e ragazze e drink e simpatia e ipocrisia e vedo un mio amico che si toglie con disinvoltura un maglione.
Ma tu sai quanto volte penso ai vari passaggi quando mi devo togliere un maglione…assicurarmi che la maglietta sia dentro i pantaloni che altrimenti tiri su tutto, mi incastro e mi innervosisco e sudo e porto via tutti quegli elementi di cui mi arredo il corpo tipo catenine-bracciali-orologi e magari hai sotto la camicia e sembro un babbeo del cazzo con una specie di tenda incastrata sul cranio se me lo tiro via e…

…continua cosi a ritmo continuo mentre soffro il caldo e subisco il disagio e il maglione rimane appiccicato sul busto per il resto della serata…e dire che non mi posso neppure spettinare i capelli.

Il mio amico invece…che è pure uno che con gente uomini e donne ci sa fare mica ci pensa, mentre io si…che cazzata.

Cioè, perché stare a pensare due ore come fare quando fare e perché fare certe cose? Se hai problemi a toglierti un maglione in pubblico tanto vale che stai a casa a piangere in un angolo dico,figurati che succede con le cose serie.

A meno che non sia quello il trucco di chi ci sa fare davvero…togliersi il maglione in pubblico è la prova definitiva…non il modo di fare o le parole o i sorrisi, passa tutto dal maglione da sfilare che diventa una specie di interruttore di superpersonalità stile cappellino di Sylvester Stallone in ‘Over the Top’…diceva che quando si girava il cappellino gli si accendeva una specie di interruttore e diventava una macchina da braccio di ferro.

Vabbhè basta.

Che pensieri del cazzo.

Mi spoglio e vado a letto.