Brava Giovanna, brava

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Pillola del 106° giorno – Segnalibro

Mi serve un segnalibro.

Un numero posso ricordarlo mi dico, poi passano i giorni e il 52 diventa 64. O era 80?

Dopo due giorni è una combinazione del lotto.

Trovo uno scontrino, del 2005, in una ciotola. È una ciotola di quelle importanti, vip. Una di quelle ciotole che contengono chiavi, tessere e monetine-occupa-tasche. Sotto quelle chiavi e monete, tutto piegato con cura, quello scontrino appunto.

Mi chiedo che senso abbia tenere uno scontrino di 6 anni fa. Lo leggo e lo rileggo e mi sembra una normale spesa, in un normale supermercato, in una normale estate del 2005. Ci sono mozzarelle, pesce, coca Cola, schifezze da sgranocchiare del tipo patatine, arachidi, tacos. Gelati simili ad altri famosi, proprio uguali, che credi di aver fatto un affare finché non li mangi.

Spesso paghi di più per un motivo. Non sempre. Spesso.

Verdura anche se sembra strano che siano sullo scontrino, che siamo pieni di verdura qua. Vedete, suonano alla porta e una sequela di vecchi che non ricordo di aver mai visto ma che dicono di conoscermi, scarica cassette nere colme di ortaggi sul mio tavolo. Alcuni giganti. Ricordo melanzane e cipolle giganti. I vecchi si riportano a casa la cassetta nera, lo dicono quasi sommessamente che gli serve e non so perché, la cosa quasi mi fa incazzare, perché sono una merda egoista, perché poi dovrò trovare un posto per tutta quella verdura gratuita. Li accompagno alla porta, scocciato, e li rassicuro dicendo “dirò ai miei che sei passato” anche se il nome non lo ricordo già più. Ai miei non dico niente.

Detersivo. Per piatti, cucina, pelle, pelle di donna, capelli di donna, lavatrice, lavastoviglie. Solito campionario che noi uomini veri non comprendiamo, che per noi basta che faccia schiuma e funziona, “pulisce”, anche se esce da un canale di scolo con grata corrosa, animali morti, acqua marrone torbida, “pulisce”. Poi, sono contrario a questi detergenti epidermici dai mille gusti. È una cospirazione per farti mangiare. Sei li che ti lavi e attorno hai flaconi che profumano di pesche, more, caffè, melone, frutti di bosco, vaniglia. Una volta ne ho provato uno al cioccolato bianco, il profumo era quello. L’ho assaggiato e per poco stavo male. Finita la doccia, mi sono vestito e sono andato fino allo spaccio della Lindt, vicino a casa mia. Ho comprato una tavoletta da 400 grammi di cioccolato bianco con miele e mandorle e l’ho mangiato tutto da solo seduto su un muretto lercio, sudato per il caldo. Se non avessi capito l’inganno, sarei tornato a casa per farmi un’altra doccia, ai frutti di bosco, “Voglio dei frutti di bosco”avrei detto. “Magari con sotto una fetta di cheesecake” avrei detto. È il loro gioco e io l’ho capito.

Continuo con altre elucubrazioni, che so più o meno cosa significa ma che uso come personale sinonimo di “stronzate”

Mia madre guarda un film.

“Ma…ti serve questo?”

Prende lo scontrino

“È del 2005…”

“Si, mi serve come segnalibro…posso?”

“Si…cioè…chissenefrega…”

“Chissenefrega”

La risposta perfetta ad un sacco di elucubrazioni.

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La Scarzuola

Inizio questo pezzo senza avere idea di quello che voglio esprimere o di dove andrò a finire. Non ho chiaro quello che voglio comunicare perché non mi è chiaro quello che mi è stato comunicato. La Scarzuola è un posto fuori dal tempo e dallo spazio, è uno squarcio nella materia, una parentesi asimmetrica nella simmetria del flusso del nostro tempo. La Scarzuola è una rappresentazione dell’esistenza, dell’essere, del mortale che diventa divino, e del divino che torna mortale, o questo è quel poco che m’è rimasto delle parole pronunciate dalla guida, decisamente poco lucida, o forse fin troppo.

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